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De Bortoli, Boschi e il linciaggio in seguito ad accuse indimostrate

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Per chi crede nello stato di diritto e nei principi custoditi nella nostra Costituzione stringersi attorno a Maria Eena Boschi non è legittimo, è doveroso. Era già barbarico e paurosamente premoderno chiedere le dimissioni di chicchessia semplicemente perché indagato, in barba ai principi di separazione dei poteri e di presunzione di non colpevolezza – in altri termini, in barba alla nostra Costituzione: sono venuti giù sindaci (da ultimo Ignazio Marino), ministri (da ultima Federica Guidi), e perfino governi in seguito a inchieste poi risoltesi in una bolla di sapone o giù di lì. Ora siamo giunti a chiedere le dimissioni di un sottosegretario in seguito all’estratto di un libro – nella fattispecie dell’ormai arcinoto estratto di “Poteri Forti (o quasi)” (La Nave di Teseo), a firma di Ferruccio de Bortoli, nel quale questi scrive che nel 2015 Maria Elena Boschi chiese all’allora amministratore delegato di Unicredit “di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria”. L’acc

Sondaggi, ipotesi sulla crescita Pd e sul calo M5S

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La sintesi di quello che sta avvenendo negli orientamenti elettorali degli italiani l’ha fornita  Ilvo Diamanti  su Repubblica: “Secondo le stime di  Demos  il Pd ha superato di nuovo il M5S. Di poco. Un punto solamente. Sufficiente però a cambiare le gerarchie elettorali”. Diremmo noi che cambia il quadro “psicologico”, liberando il Pd – che si era visto scavalcato da un M5S che pareva inscalfibile – dalla grande paura seguita alla sconfitta referendaria del 4 dicembre. I motivi della ripresa del Pd sono a nostro avviso quattro. 1. Il “combinato disposto” ritorno di Renzi-scissione dell’ala dura-accettazione del risultato delle primarie da parte di Orlando e Emiliano risponde a quello che militanti e elettori del Pd vogliono: saldezza di leadership e meno conflittualità interna. 2. La scissione, dopo un primo momento, è stata assorbita. Mdp, secondo i sondaggi, è sul 3-4%: non pochissimo ma neppure quello che una nuova forza politica, col suo carico di novità, può portar

I “millennials” di Renzi

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Chi sono e cosa pensano i "quasi" under 30 che il PD ha messo nella sua Direzione nazionale per riconquistare i voti dei giovani. Ce lo racconta il Post. «All’inizio pensavo fosse uno scherzo», racconta al Post Mirko Boschetti, uno studente di giurisprudenza di 22 anni, appena nominato alla Direziona nazionale del PD, uno degli organi più importanti del partito. Domenica scorsa, stava studiando diritto civile nell’appartamento di Milano che condivide con un altro studente, quando poco dopo le 17 il suo telefono ha iniziato a suonare freneticamente. Pochi istanti prima, a Roma, dove era in corso l’assemblea del partito, il presidente Matteo Orfini aveva appena letto la lista dei venti “millennials”, un gruppo di giovani under 35 che Matteo Renzi ha nominato alla Direzione nazionale del partito. Tra i nomi letti da Orfini c’era anche quello di Boschetti. L’iniziativa di Renzi è arrivata a sorpresa, domenica 6 maggio, nel corso dell’Assemblea nazionale che lo ha proclamato n
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Nessuna novità sulla legge elettorale, anche per questo Gentiloni va avanti. Mario Lavia, dal sito unità.tv ci racconta l'assemblea nazionale del Pd. Meno assertivo del solito, un pochino meno polemico, consapevole dei limiti del Pd che lo ha richiamato alla guida (ove mai l’avesse realmente abbandonata) alla Assemblea nazionale di oggi si è visto un Renzi bifronte: molto “coperto” sulla prospettiva politica, molto “aperto” all’idea di un nuovo partito-comunità. Già: web, circoli, volontariato, società. Persino la (bella) proposta delle “magliette gialle” domenica per ripulire Roma. E le tre parole-chiave gettate nel dibattito pubblico sfidando le sicure ironie di social e politicanti: lavoro, casa, mamma. Pensieri e parole che entrano poco nei discorsi dei leader politici. Ma Renzi ci crede, a questa riconversione sociale del Pd. Accetta la sfida dei grillini sulla Rete, appare insoddisfatto di come funziona il partito, ma non è chiarissimo (a parte la piattaforma Bob) cosa a

Cosa è successo all'assemblea del Pd

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Il nuovo Pd ha preso forma all’hotel Marriott di Roma in una domenica di maggio . Matteo Renzi ha arringato i mille delegati freschi di elezione dicendo che “per il Pd il 2017 dovrà essere un anno dedicato al Paese, come una specie di servizio civile”. Qui potete trovare  l'intervento della nostra Melina Martello. Ecco, in dieci punti, le cose più importanti successe e dette a Roma. (fonte unità.tv ) 1.  Il presidente della commissione Congresso Roberto Montanari ha ufficializzato i risultati delle primarie, eccoli: Votanti totali 1.838.938, voti validi 1.817.412 Renzi: voti 1.257.091, pari al 69,17% dei voti validi. Orlando: voti 362.691, pari al 19,96% dei voti validi. Emiliano: voti 197.630, pari al 10,87% dei voti validi. Lo stesso Montanari  ha poi proclamato Matteo Renzi segretario nazionale del Partito Democratico . 2.   Renzi/1  – “ Nessuno del Partito Democratico ha messo o metterà in discussione il governo della Repubblica guidato da Paolo Gentiloni . Lo

La centralità della formazione per un “partito pensante”

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Uno degli aspetti più significativi della mozione Renzi-Martina, ci racconta Riccardo Nocentini su Unità.tv ,  era rappresentato dall’importanza che veniva data alla selezione e formazione di una nuova classe dirigente, tra gli obiettivi veniva proposto un seminario nazionale per 300-400 ragazzi di 6 mesi ed una summer school. Dopo il risultato delle primarie servono azioni concrete, non  solo perché la proposta è risultata vincente con il 70% dei consenti, ma sopratutto perché, andando a scomporre il voto delle primarie, solo il 15% era di età tra i 16 e i 34 anni, gli over 65 invece sono stati il 42% (fonte: candidate & keader selection 30 aprile 2017. Questo tema merita una riflessione più ampia su chi vogliamo formare e come. Tra i compiti di un partito fondamentale rimane quello della formazione e selezione della classe dirigente, ma questo non significa limitarsi ad una preparazione rivolta a compiti istituzionali elettivi. E’, forse ancora più importante, preparare pe

Renzi, l’appello di Michele Salvati: “Ora metta a posto il partito”

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Parla il primo teorico del Pd: “La maggioranza del partito è liberale di sinistra” “Dopo la sconfitta del referendum e i risultati del governo, percepiti come non eccellenti,   il fatto che una parte così ampia del popolo di sinistra riconfermi Renzi a questi livelli è un dato importante. A cui lui deve rispondere “. Ne è convinto   Michele Salvati , primo teorico del Pd, che in un’intervista alla   Stampa   invita l’ex premier a ripensare alla struttura del partito. Le primarie, osserva, “non devono essere un feticcio, ma restano un grande strumento per tastare il polso dell’elettorato potenziale”, “vanno usate con opportunismo, quando servono. E secondo me hanno un senso solo quando coinvolgono molte più persone rispetto al popolo del partito: quasi quasi io metterei una clausola, che il risultato si rispetta solo se ai gazebo si presenta un numero di persone pari a 4 o 5 volte quelle che hanno votato tra gli iscritti”. “Dal 2013 per la prima volta, e con la larga rico

Due cose e un grazie sulle primarie.

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La prima cosa da fare è ringraziare i volontari che hanno permesso ancora una volta una straordinaria giornata di democrazia partecipata. Bisogna ringraziare la Commissione congressuale e l'organizzazione del Partito, che ancora ieri sera era in sede ad accogliere i volontari dei seggi, inserire i dati, gestire i registri, fare tutto quel lavoro meno visibile ma fondamentale. Infine, due considerazioni: 1) La vittoria di "Avanti, insieme" e Matteo Renzi segretario è netta . Dopo il risultato del 4 dicembre, avevamo due strade: o ritenere che la spinta propulsiva di questi tre anni di governo PD fosse terminata con la sconfitta referendaria; o pensare che la sconfitta con il 40% fosse un punto da cui ripartire, con importanti correzioni e alcuni accorgimenti (di cui il famoso ticket ne è l'aspetto simbolico ma anche sostanziale).  Il nostro popolo ha scelto nettamente questa opzione; i 3 anni di governo PD hanno rappresentato per molti militanti ed elettori una

Congressi di circoli, vince Renzi. Ma è scontro sui numeri con Orlando

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Risultati del voto degli iscritti congresso2017 Brugherio:  Matteo Renzi  36 voti. Andrea Orlando  20 voti. Michele Emiliano  1 voto. Matteo Renzi vince il congresso tra gli iscritti nei circa 4mila circoli del Pd. Secondo i dati –  ancora non ufficiali – dell’organizzazione del Partito, le tre mozioni hanno ottenuto questi voti: Matteo Renzi 68,22% (141.245 voti); Andrea Orlando 25,42% (52.630 voti); Michele Emiliano 6,36% (13.168), per una somma totale di voti validi pari a 207.043. Percentuali simili vengono confermate anche dai promotori della mozione Renzi, seppure non siano ancora non ufficiali. “Sono molto soddisfatto per il consenso così alto ricevuto da Renzi nei nostri iscritti: è un grande risultato. La base del Pd ha espresso un giudizio inequivocabile: Renzi è per gli iscritti il segretario in cui ripongono la loro fiducia e le loro speranze. Le dimensioni del risultato sono davvero importanti, per certi versi sorprendenti. È un ottimo viatico per le primarie de

A cena col “paese reale”: appunti per disinnescare il partito della chiusura

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Sono convinto che al vecchio asse destra-sinistra se ne sia ormai aggiunto un altro altrettanto nitido che contrappone chiusura ad apertura. Giulio Saturnini per la Community de l'Unità.it Ci sono luoghi che hanno il potere evocare visioni e di rivelare angoli di realtà che prima erano sottratti alla visuale. A me è avvenuto in una pizzeria – pardon: ristopizzagrill – di Torino, lo scorso sabato sera. Un posto farcito di maxischermi con la partita e di gonfiabili dove far sudare i bambini, di camerieri coi capelli alla El Shaarawy e di pizze patatine-fritte-e-maionese. Un rifugio a buon mercato per far sfogare i marmocchi e mangiare un boccone coi vecchi amici del liceo e le rispettive famiglie. E chi se ne frega se il cibo fa schifo e il vino della casa sembra Red Bull sgasata, qui non è Masterchef: arrivare a fine mese è sempre dura e non basta imbroccare quel gratta e vinci ogni tanto per permettersi grandi lussi. Dopo un’infruttuosa ricerca di un ristorante in grado di osp

Sì al reddito di inclusione Impegno sociale priorità del Governo

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Il Senato approva il reddito di inclusione. La prima misura nazionale di contrasto alla povertà assoluta. La misura è finanziata con 600 milioni nel 2016 e 1, 180 miliardi per 2017, 1,204 per il 2018. M5S vota contro Via libera dall’Aula del Senato al Ddl delega sul contrasto alla povertà, approvato con 138 Sì, 71 No, 21 astenuti, collegato all’ultima legge di Stabilità, che delega il governo ad inserire nel nostro Paese una misura nazionale di contrasto della povertà. La misura è finanziata con 600 milioni nel 2016 e 1, 180 miliardi per 2017, 1,204 per il 2018. “Per la prima volta in Italia esiste una misura universale di contrasto alla povertà. Non e’ solo un dovere nei confronti dei nostri connazionali più in difficoltà, ma anche la conferma della priorità data dal Governo ai temi sociali”. Lo afferma la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, dopo l’approvazione definitiva al Senato del disegno di legge delega che introduce il cosiddetto ‘reddito di incl

Andrea Orlando schiera le truppe per rifondare il Pd.

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Oggi, dopo avervi presentato le candidature di Michele Emiliano e Matteo Renzi vi presentiamo quella di Andrea Orlando. Si vota il 30 Aprile. All’uscita un militante soddisfatto esclama: “Andrea è uno di famiglia”. Al suo fianco un altro aggiunge: “Mi piace perché ha un’aria triste, come quella di Enrico”. Firenze, tardo pomeriggio di lunedì. L’Obihall, dove l’ex premier, iniziò la sua campagna #bastaunsi riscopre un orgoglio antico, nel senso di orgoglio di partito ordinato, solido. Andrea Orlando, l’ultimo figlio del partito a candidarsi alla guida del Pd, si presenta così, nella capitale del renzismo e della Rottamazione: “Non sarò l’uomo solo al comando, voglio fare solo il segretario del partito e avrò uno stile diverso da Renzi. Sinora le discussioni negli organi si concludevano, dopo infuocati dibattiti, con la parola magica ‘contiamoci’. Non sarà più così”. L’applausometro segnala, assieme a questa, un’altra frase che dà il senso del messaggio: “Siamo arrivato qui con dei c

Ecco la sintesi della mozione congressuale di Matteo Renzi

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Ieri vi abbiamo presentato la candidatura di Michele Emiliano. Oggi tocca alla mozione congressuale di Matteo Renzi. L’ex segretario del Pd attraverso la consueta enews pubblica la sintesi delle linee programmatiche della sua mozione congressuale   Con la  consegna delle firme  e l’ufficializzazione delle candidature inizia realmente il Congresso. Tre sono i candidati che ambiscono alla segreteria, Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano. In questi giorni dibattiti, iniziative e discussioni nei circoli comporranno le mozioni congressuali in base alle quali gli elettori Pd il 30 aprile sceglieranno il prossimo segretario tramite le primarie. Matteo Renzi attraverso al sua enews ha voluto pubblicare la sintesi delle linee programmatiche della sua mozione congressuale. La democrazia dovrebbe essere il sistema che, meglio di qualunque altro, permette a una comunità di determinare il corso della propria esistenza. Ma da alcuni anni è cresciuto in tutt’Europa,

Emiliano: “Non darò le chiavi del partito a Renzi”

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Iniziamo oggi una breve panoramica dei candidati alla segreteria del Partito. Si vota il 30 aprile. Il governatore della Puglia e candidato alla segreteria Pd incontrando la stampa estera: “Se mai io diventassi segretario o non faccio il premier o, se divento premier, lascio la segreteria” Continua la campagna elettorale per la segreteria del Partito democratico. Oggi Michele Emiliano ha incontrato la stampa estera a Roma e nel corso del colloquio ha spiegato le ragioni della sua candidatura. I l governatore pugliese ha spiegato che la sua candidatura “serve per evitare che il Pd si presenti alle elezioni con una leadership azzoppata o frutto dell’establishment…   Allora sì che noi rischieremmo di perdere le elezioni”. Per Michele Emiliano Matteo Renzi ” chiede di nuovo le chiavi della macchina del Pd” e ribadisce che lui non gliele vuole dare “perché temo vada a sbattere”. Non si sottrae ai due casi che nella scorsa settimana hanno acceso il dibattito all’interno del P

In questo modo finiremo per cadere di nuovo

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Un partito che avrebbe bisogno di fermarsi, di ritrovare il contatto con la sua base, di parlare di lavoro, di scuola, di ecologia, di misure di sostegno al reddito, di lotta alle disuguaglianze, di investimenti pubblici e privati. Dalla Community de L'Unità. Immaginate un ciclista. Un ciclista che, guidando i suoi compagni, sta percorrendo una strada impervia per raggiungere una remota e amena destinazione con un lunghissimo tandem che, sebbene sia relativamente nuovo, sembra mostrare fin da subito gravi disfunzioni dopo ogni breve tratto di strada percorso. Inizialmente, però, non ci dà molto peso, rassicura chi sta dietro di lui e, sospinto dal vigore dato dalla sua giovane età e dalla muscolatura allenata, riesce in breve tempo a portare quel veicolo in luoghi dove i precedenti proprietari, diretti verso la sua stessa meta, non si erano mai nemmeno lontanamente avvicinati. Ma i problemi aumentano, il cielo si incupisce e sembra promettere pioggia, mentre il percorso divie

L’uomo da battere, l’estremista, il moderato: via alla gara fra Renzi, Emiliano e Orlando

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L'Unità ci racconta le caratteristiche e possibilità dei tre candidati alla segretaria dem Dopo   Matteo Renzi   e   Michele Emiliano , scende in campo   Andrea Orlando : saranno i tre candidati alla leadership del Pd (improbabile che altri si aggiungano), i tre che si sottoporranno al voto prima degli iscritti e poi degli elettori alle primarie. Tre profili diversi, molto diversi. Per questo  sarà una bella battaglia . Un bel Congresso. Con Primarie combattute. Da osservatori, sondaggi e addetti ai lavori, Renzi vincerà. E’ l’ex premier, il segretario fino a domenica scorsa, l’uomo che divide il Paese in sostenitori e odiatori ma che comunque è il punto di riferimento della politica italiana. Anche dopo  la rovinosa sconfitta del 4 dicembre , che lo ha piegato ma non travolto. E’ evidente che la “proporzionalizzazione” della vita politica – intesa anche dal punto di vista interno del Pd – è per lui una cornice “psicologica” meno adatta: vengono avanti particolarismi,