Due cose e un grazie sulle primarie.


La prima cosa da fare è ringraziare i volontari che hanno permesso ancora una volta una straordinaria giornata di democrazia partecipata. Bisogna ringraziare la Commissione congressuale e l'organizzazione del Partito, che ancora ieri sera era in sede ad accogliere i volontari dei seggi, inserire i dati, gestire i registri, fare tutto quel lavoro meno visibile ma fondamentale.

Infine, due considerazioni:

1) La vittoria di "Avanti, insieme" e Matteo Renzi segretario è netta. Dopo il risultato del 4 dicembre, avevamo due strade: o ritenere che la spinta propulsiva di questi tre anni di governo PD fosse terminata con la sconfitta referendaria; o pensare che la sconfitta con il 40% fosse un punto da cui ripartire, con importanti correzioni e alcuni accorgimenti (di cui il famoso ticket ne è l'aspetto simbolico ma anche sostanziale). 

Il nostro popolo ha scelto nettamente questa opzione; i 3 anni di governo PD hanno rappresentato per molti militanti ed elettori una bella stagione; dirlo chiaramente, con semplicità, non significa dimenticarsi quando ancora ci sia da fare, non significa ignorare che sempre ci sarà tanto da fare, non significa nascondersi gli errori, inevitabili o evitabili, che pure si sono commessi.
Ma questa stagione ha ancora qualcosa da dire e da dare, questo credo sia il senso più vero di questo risultato.

Da queste primarie esce comunque un Partito più forte, grazie non solo alla vittoria di Matteo Renzi, ma alle diverse proposte politiche in campo, a cominciare da quella di Andrea Orlando, che ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale in chi ha fatto più fatica a ritrovarsi nel Partito e che ha comunque saputo aggregare e appassionare molti militanti e dirigenti. 

Quello ci si augura da oggi, come ha scritto lucidamente Carlo Cerami, è di vedere generosità e rispetto da parte di chi ha vinto, consapevolezza che ha vinto un'altra linea politica in chi ha perso. Non ci aspettano tempi facili; non abbiamo davanti scelte semplici; occorre lavorare a testa bassa, essere lucidi, rispettosi, orgogliosi di chi siamo ma anche aperti e umili verso quanto c'è fuori di noi.

2) Il Partito. Il PD non sarà mai il Partito di un uomo solo; e quindi, è bene ribadirlo a costo di essere pleonastici, non ci sarà mai nessun PdR di cui parlano alcune ricostruzioni giornalistiche; un Partito che si riconosce in un leader non è necessariamente il Partito del leader. La nostra è una comunità politica vera, senza padroni, e non solo perché "facciamo le primarie", ma perché raccogliamo personalità e capacità plurali, diffuse, che stanno insieme perché hanno pari dignità e riconoscimento reciproco.

Molti temi sollevati in questo congresso (cosa sia oggi l'uguaglianza, come rilanciare il sogno europeo, come fermare l'avanzata dei populismi) sono tutti davanti a noi, per quel lavoro incessante di ricerca e costruzione delle risposte che è la politica; molti problemi che ci portiamo avanti da anni sulla partecipazione democratica dei cittadini alla vita politica e sulla capacità di incidere nei processi politici (la famosa forma partito, o meglio, il senso e lo scopo del Partito), hanno ancora bisogno di idee e tentativi per essere affrontati e risolti. Su questo si apre anche il tema del calo dei votanti alle primarie, che anche se era stato previsto, ed è stato forse minore di quello che si temeva, non è da banalizzare (come non è da de-contestualizzare), e il tema della scarsa partecipazione dei più giovani, sia alle primarie sia alla politica in generale. Con l'umiltà di sapere che c'è poco da rimproverarsi gli uni gli altri, e molto da fare per inventarsi qualcosa.

Allora il Partito Democratico che esce dal congresso è sì più forte di quello che abbiamo conosciuto in questi ultimi mesi, ma lo sarà davvero e compiutamente se farà sentire i militanti, i nostri elettori, i tanti che credono in noi, che si impegnano o sarebbero disposti a farlo, protagonisti di lavoro politico che è responsabilità diffusa e non solo del leader di turno. 

Anche in questo sta il senso di un grande partito popolare, e i primi a ricordacelo e a praticarlo dobbiamo essere noi.

Pietro Virtuani, segretario Provinciale 

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