Sì al reddito di inclusione Impegno sociale priorità del Governo

Il Senato approva il reddito di inclusione. La prima misura nazionale di contrasto alla povertà assoluta. La misura è finanziata con 600 milioni nel 2016 e 1, 180 miliardi per 2017, 1,204 per il 2018. M5S vota contro



Via libera dall’Aula del Senato al Ddl delega sul contrasto alla povertà, approvato con 138 Sì, 71 No, 21 astenuti, collegato all’ultima legge di Stabilità, che delega il governo ad inserire nel nostro Paese una misura nazionale di contrasto della povertà.

La misura è finanziata con 600 milioni nel 2016 e 1, 180 miliardi per 2017, 1,204 per il 2018.

“Per la prima volta in Italia esiste una misura universale di contrasto alla povertà. Non e’ solo un dovere nei confronti dei nostri connazionali più in difficoltà, ma anche la conferma della priorità data dal Governo ai temi sociali”.

Lo afferma la ministra per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, dopo l’approvazione definitiva al Senato del disegno di legge delega che introduce il cosiddetto ‘reddito di inclusione’.

“Associare un sostegno economico diretto a una serie di servizi alla persona, individuati sulla base dei bisogni individuali e con standard qualitativi uniformi su tutto il territorio nazionale, potrà garantire ai singoli beneficiari non solo la possibilità di far fronte a uno stato di indigenza- prosegue la ministra- ma favorirà anche il reinserimento nel contesto sociale e lavorativo, che è il vero obiettivo ultimo del provvedimento”.

“La legge delega contiene già in se’ la previsione di un’estensione della misura, sia in termini di risorse economiche che del numero dei beneficiari. Si tratta quindi di un primo, per quanto fondamentale passo, al quale dare concretezza approvando rapidamente i decreti legislativi”, conclude Finocchiaro.

Il provvedimento che ha già incassato l’ok della Camera diventa legge e verrà così introdotto il cosiddetto reddito di inclusione per quei nuclei familiari che avranno i requisiti previsti dalla legge.

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“Con l’approvazione definitiva da parte del Senato del ddl povertà, l’Italia si dota finalmente di una legge per una misura universale di contrasto alla povertà, stanziando quasi 2 miliardi. Si conferma, ancora una volta, la grande attenzione avuta in questa legislatura per le politiche sociali e per i diritti dei più deboli.

E’ un risultato importante, fortemente voluto da tutto il Pd”. Lo afferma il presidente dei senatori del PD, Luigi Zanda. “E’ davvero incomprensibile il comportamento dei 5 stelle. Il loro voto contrario conferma il rifiuto pregiudiziale di offrire un contributo costruttivo ai lavori parlamentari, anche sui provvedimenti che riguardano le fasce più disagiate della società”, conclude.

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“Oggi è una giornata storica per l’Italia perché approviamo per la prima volta una legge di contrasto alla povertà, rispondendo al bisogno estremo di dare risposte all’inserimento e reinserimento lavorativo e sociale alle persone e alle famiglie in situazioni di esclusione sociale”. Lo dichiara la senatrice del PD Laura Fasiolo.

“Il reddito di inclusione è inserito in un’ottica che ribalta lo schema dell’assistenzialismo perché accanto all’assegno – spiega Fasiolo – c’è anche un percorso di reinserimento lavorativo. Tra i beneficiari ci saranno prioritariamente famiglie con figli minori, o con disabilità gravi, donne in gravidanza, persone over 55 disoccupate.

L’obiettivo di questa delega è quindi un’azione sinergica per cambiare le aspettative e la qualità della vita dei ceti più deboli, nell’auspicio di ottenere risultati pari a quelli dell’Olanda, della Danimarca e della Svezia, dove non esiste alta disoccupazione.

Dove le politiche sociali hanno realizzato, in contesti molto piccoli e non paragonabili per complessità a quello italiano, livelli minimi di disoccupazioni e di arretratezza. Oggi abbiamo approvato un cambiamento che non sarà immediato – conclude Fasiolo – ma che risponde a una logica finalmente non assistenziale o pietistica, che rilanci il reddito delle famiglie in risposta ai bisogni economici del territorio”.

Le misure principali del testo

IL REDDITO DI INCLUSIONE
La prima misura nazionale di contrasto alla povertà assoluta si chiamerà ”reddito di inclusione”. Sarà condizionata “alla prova dei mezzi, effettuata attraverso l’indicatore della situazione economica equivalente (Isee)”. La misura consiste in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona, assicurati dalla rete dei servizi e degli interventi sociali, attraverso un progetto personalizzato di attivazione e di inclusione sociale e lavorativa, da garantire in modo uniforme su tutto il territorio nazionale, finalizzato all’affrancamento dalla condizione di povertà. Si supera in questo modo un approccio assistenzialista alla condizione di estrema indigenza. Questi percorsi saranno predisposti da una équipe multidisciplinare.

RIORDINO DELLE MISURE ASSISTENZIALI
La legge delega prevede il riordino di tutte le misure assistenziali, escluse le pensioni. Il reddito di inclusione sarà dunque una misura unica: una volta a regime, cesseranno di esistere strumenti come la social card anziani e l’Asdi, l’Assegno di disoccupazione. E sarà anche una misura universale, destinata a tutte le persone e le famiglie che versano in condizioni di povertà assoluta.

I DESTINATARI DELLA MISURA
Il “reddito di inclusione” è destinato, a regime, a sostenere tutte le famiglie in povertà assoluta. L’obiettivo sarà raggiunto in modo progressivo, a partire da 400 mila persone entro il 2017, con priorità per i nuclei familiari con figli minori o con disabilità grave o con donne in stato di gravidanza accertata o con persone di età superiore a 55 anni in stato di disoccupazione.

FINANZIAMENTO
Il reddito di inclusione verrà erogato con le risorse del “Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale”, già finanziato dalla legge di stabilità 2016 con 600 milioni nel 2016 e 1, 180 miliardi per 2017, 1,204 per il 2018. Ulteriori risorse proverranno dal riordino delle misure attualmente in vigore contro la povertà, che il governo dovrà effettuare con i decreti attuativi. Il Fondo per la lotta alla povertà sarà rifinanziato ogni anno, con la legge di Bilancio.

POSSIBILE RINNOVO E DECADENZA
Nei decreti attuativi, il governo dovrà specificare la durata e le cause di decadenza del beneficio. Il reddito di inclusione potrà essere rinnovabile, eventualmente dopo un periodo di sospensione, in seguito alla verifica della persistenza dei requisiti, con la definizione di un nuovo progetto personalizzato.

DURATA MINIMA RESIDENZA ITALIA PER ACCEDERE A MISURA
Per beneficiare della misura occorrerà un “requisito di durata minima della residenza sul territorio nazionale nel rispetto dell’ordinamento dell’Unione europea”.
Il governo sta già lavorando ai decreti attuativi, per una rapida entrata in vigore del reddito di inclusione.

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