"La crisi è grave"
Dopo quattro tentativi miseramente falliti in appena due mesi, ieri è spuntata la quinta versione della manovra, sulla quale, come da tutti ipotizzato (nonostante le smentite) il Governo ha posto la fiducia.
Già questo continuo cambiare sarebbe sufficiente a giudicare disastrosa l'azione del governo. Ma quello che stupisce, e indigna di più, è la totale schizofrenia qualitativa delle misure messe in campo.
Tre le nuove misure della manovra: aumento di un punto IVA, dal 20 al 21, "con destinazione del maggior gettito a miglioramento dei saldi del bilancio pubblico"; fino al pareggio di bilancio, contributo del 3 per cento sopra i 300.000 euro (circa 34mila italiani); adeguamento delle pensioni delle donne nel settore privato a partire dal 2014.
Scontento Tremonti, scontenta la Lega (che oggi, sulla Padania, non fa cenno alla questione delle pensioni, dopo che per tutta l'estate avevano giurato che grazie alla Lega non sarebbero state toccate), scontento il Premier.
Alla fine, dopo molte figuracce penose esibite sul mercato politico e molti miliardi bruciati sul mercato finanziario, il governo si è dovuto arrendere al segnale arrivato dai mercati e dall'Europa, oltre che dal Presidente Napolitano.
La fiducia è giustificata con la crisi, che ora, per il Governo, "è grave". Dopo anni di bugie e di racconti di un'Italia che non era più reale, ora il Governo si accorge, mettendo pesantemente le mani nelle tasche degli italiani, che c'è la crisi.
Con la quinta manovra si recupera forse un po' di attendibilità aritmetica, perchè i conti diventano un po' più certi, ma non si ricostruisce la credibilità politica. Quella, per il Cavaliere, è perduta per sempre.