Maroni, la Lega e il "razzismo elettorale"


"La Lega Nord, all'inizio, era percepita come un movimento xenofobo e razzista. E' un messaggio che non condivido, però, non lo nascondo: su questo ci abbiamo marciato quando si è capito che un certo atteggiamento garantiva consenso".

Così ieri Roberto Maroni, nel corso della sua lezione sulla comunicazione politica agli studenti dell'Università dell'Insubria.

Davvero soprendenti e illuminanti, queste parole, pronunciate non dall'ultimo dei militanti (con rispetto parlando), ma da un uomo che ha avuto importantissimi incarichi istituzionali, nel nostro Paese.

Già, perchè queste parole rivelano le motivazioni di scelte demagogiche ed elettorali, che hanno caratterizzato l'esperienza di governo del centrodestra. Un'esperienza segnata dall'alimentazione della paura, degli allarmismi ingiustificati, da provvedimenti simbolici e da altrettanta incuria nella gestione ordinaria delle questioni.

Pensate solo al contrasto all'immigrazione clandestina, fatta di pura propaganda, come hanno dimostrato i dati sul numero reale di espulsioni, o ai provvedimenti per la sicurezza smontati pezzo per pezzo dai tribunali, dalla Corte Costituzionale, dalla Corte Europea.

Ricordate? Proprio poche settimane fa parlavamo qui della condanna per l'Italia arrivata dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, per dei respingimenti illegali, dei quali il Ministro Maroni si era vantato.

Proprio oggi, sul Corriere, Gian Antonio Stella ritorna (qui) su quella condanna, perchè un video conferma che l'Italia sapeva bene di compiere un sopruso.

Eccole qui le conseguenze di un "razzismo elettorale"
che ha segnato parte della storia del nostro Paese,
e ha innestato una cultura della paura
dalla quale sarà difficile liberarsi

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