Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Gian Antonio Stella

Il fascista Graziani celebrato con i soldi della Regione Lazio

Immagine
La stampa internazionale e nazionale ha rilanciato più volte negli ultimi giorni la notizia dell’inaugurazione ad Affile (Roma) del monumento dedicato al maresciallo Rodolfo Graziani, meglio conosciuto come "macellaio" d'Etiopia per i crimini di cui si macchiò durante le guerre coloniali. Partiamo però dall'inizio di questo ennesimo tentativo di negare e dimenticare  la Storia. Come ci racconta Il Post , l’11 agosto di quest’anno il piccolo comune di Affile, 1.500 abitanti in provincia di Roma, ha inaugurato un monumento a Rodolfo Graziani , il militare di grado più elevato a passare alla Repubblica di Salò dopo l’8 settembre 1943. Il monumento è stato costruito con un finanziamento da 130 mila euro della regione Lazio. Sul  Corriere della Sera ,  Gian Antonio Stella ricorda chi era Graziani: non solo un militare che scelse il fascismo invece che il Regno d’Italia, ma un criminale di guerra, responsabile di numerose atrocità durante e dopo la campag

Maroni, la Lega e il "razzismo elettorale"

Immagine
"La Lega Nord, all'inizio, era percepita come un movimento xenofobo e razzista. E' un messaggio che non condivido, però, non lo nascondo: su questo ci abbiamo marciato quando si è capito che un certo atteggiamento garantiva consenso". Così ieri Roberto Maroni, nel corso della sua lezione sulla comunicazione politica agli studenti dell'Università dell'Insubria. Davvero soprendenti e illuminanti, queste parole, pronunciate non dall'ultimo dei militanti (con rispetto parlando), ma da un uomo che ha avuto importantissimi incarichi istituzionali, nel nostro Paese. Già, perchè queste parole rivelano le motivazioni di scelte demagogiche ed elettorali, che hanno caratterizzato l'esperienza di governo del centrodestra . Un'esperienza segnata dall'alimentazione della paura, degli allarmismi ingiustificati, da provvedimenti simbolici e da altrettanta incuria nella gestione ordinaria delle questioni. Pensate solo al contrasto all'immigrazione

L'Aquila, a quasi tre anni dal terremoto

Immagine
È ancora tutto lì, fermo. Le gonne appese alle grucce degli armadi spalancati nelle case sventrate, i libri caduti da scaffali in bilico sul vuoto, le canottiere che, stese ad asciugare su fili rimasti miracolosamente tesi, sventolano su montagne di detriti e incartamenti burocratici. Ti avventuri per le strade immaginandoti un frastuono di martelli pneumatici e ruspe e betoniere e bracci di gru che sollevano cataste e carriole che schizzano febbrili su e giù per le tavole inclinate. Zero. O quasi zero. Tutto bloccato. Paralizzato. Morto. Come un anno fa, come due anni fa, come tre anni fa. Chiusa la fase dell'emergenza, l'Abruzzo è piombato nel dimenticatoio. Un numero solo è fisso: lo zero. Quartieri storici restaurati: zero. Palazzetti antichi restaurati: zero. Chiese restaurate: zero. Peggio: prima che fossero rimosse le macerie (zero!), è stata rimossa l'Aquila. Dalla coscienza stessa dell'Italia. Tutto da leggere, l'articolo di Gian Antonio Stella