L'Aquila, a quasi tre anni dal terremoto
È ancora tutto lì, fermo.
Le gonne appese alle grucce degli armadi spalancati nelle case sventrate, i libri caduti da scaffali in bilico sul vuoto, le canottiere che, stese ad asciugare su fili rimasti miracolosamente tesi, sventolano su montagne di detriti e incartamenti burocratici.
Ti avventuri per le strade immaginandoti un frastuono di martelli pneumatici e ruspe e betoniere e bracci di gru che sollevano cataste e carriole che schizzano febbrili su e giù per le tavole inclinate. Zero. O quasi zero. Tutto bloccato. Paralizzato. Morto.
Come un anno fa, come due anni fa, come tre anni fa.
Chiusa la fase dell'emergenza,
l'Abruzzo è piombato nel dimenticatoio.
Un numero solo è fisso: lo zero. Quartieri storici restaurati: zero. Palazzetti antichi restaurati: zero. Chiese restaurate: zero. Peggio: prima che fossero rimosse le macerie (zero!), è stata rimossa l'Aquila. Dalla coscienza stessa dell'Italia.
Tutto da leggere, l'articolo di Gian Antonio Stella di oggi sul Corriere della Sera, dedicato a L'Aquila, a quasi tre anni dal terremoto.
Lo trovate qui.