Il Governo del Family Day toglie i soldi alle famiglie


Siamo sul Titanic, ha detto ieri il Ministro Tremonti, parlando della situazione del nostro paese e della necessità di varare al più presto la manovra economica.

Una manovra economica che, come abbiamo già scritto ieri, colpisce pesantemente le famiglie.

Mille euro di tasse in più in due anni: tanto potrebbe costare a una famiglia media il taglio delle deduzioni, detrazioni e sconti fiscali previsto nel 2013 e nel 2014 dalla manovra per la correzione dei conti pubblici. Sconti fiscali, asili, istruzione, mutui. Non c'è settore che non subisca tagli pesanti. Il Corriere lo spiega bene, oggi.

Eccolo, messo alla prova, il Governo del Family Day,
il Governo attento alle esigenze delle famiglie italiane.

Scrive oggi Massimo Giannini su Repubblica che "ora qualcuno dovrà spiegare agli italiani come sia stato possibile, dall'oggi al domani, passare da "La nave va" di Silvio Berlusconi al "Titanic" di Giulio Tremonti. Qualcuno dovrà chiarire a un'opinione pubblica confusa come sia stato possibile precipitare in poche ore dalla leggenda berlusconiana su un'Italia "che è già uscita fuori dalla crisi e l'ha superata molto meglio degli altri", alla tregenda tremontiana intorno a un Paese che a causa del suo debito pubblico "rischia di divorare il futuro nostro e quello dei nostri figli".

In questo abisso di contraddizione politica e di contraffazione mediatica è racchiuso il fallimento di un governo che per tre anni ha colpevolmente negato l'evidenza, e che adesso è brutalmente travolto dall'emergenza.

L'Inkiesta e L'Espresso riportano qui e qui tre anni di dichiarazioni.

Nessuno ha spiegato e spiegherà ai cittadini storditi dalla stangata in arrivo questo clamoroso e doloroso cortocircuito. Soprattutto non lo farà l'unico artefice del colossale inganno, cioè il presidente del Consiglio.

Da una settimana non si vede e non si sente. Berlusconi tace.


Una sedia vuota al Senato, un viaggio ufficiale a Belgrado annullato per la terza volta e all'ultimo istante, il funerale dell'alpino disertato, la conferenza stampa saltata, la visita al Milan rimasta sulla carta. E l'elenco è lungo, potrebbe continuare...

Da sette giorni il Cavaliere non compare in pubblico: gli appuntamenti della sua agenda vengono comunicati e poi cancellati in modo sempre più frequente. Anche gli uomini vicini, persino i ministri, cominciano a chiedere notizie: al telefono quasi non parla, rifiuta le chiamate.

Raccontano che sia occupato dall'organizzazione delle sue prossime ferie ad Antigua.

Intanto ci lascia, sul tavolo della crisi, un pesante conto da saldare.

Lo rammentino gli italiani, quando saranno in fila con il portafoglio aperto per una visita medica, o verseranno il bollo sui Bot. Soprattutto, lo ricordino nel segreto dell'urna, quando saranno richiamati a votare. A questo punto, speriamo davvero il più presto possibile.

Naufraghi all'improvviso,
forse siamo ancora in tempo
per scendere dal Titanic

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