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Così l’Europa sconfigge la burocrazia

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Il Centro Solvit in Italia è attivo presso il dipartimento delle Politiche europee: esiste da anni, ma è stato a partire dal 2014 che per il Governo è diventato una priorità Spesso ci lamentiamo della burocrazia europea, e abbiamo ragione. Ma ancora più spesso ci imbattiamo solo in una cosa peggiore della burocrazia europea:   la burocrazia italiana.   In Italia siamo tutti prigionieri di questo mostro, che mangia tempo e denaro alle imprese e alle persone con i suoi malfunzionamenti. Un mostro cresciuto a dismisura, tanto che ormai dirige la politica e le amministrazioni più che farsi dirigere. Vediamo allora se in Europa troviamo qualche buon esempio di come lottare contro il moloch burocratico. Lo sappiamo: non servono necessariamente nuovi regolamenti per fare funzionare meglio l’Europa: serve più coraggio politico.  E anche a Bruxelles cominciano a rendersene conto.  Per esempio l’Europa, sommersa da un mare di carte e codicilli che ha prodotto nel tempo, adesso pro

Cociancich: “Il Mediterraneo come risorsa per lo sviluppo del Paese”.

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Intervista al senatore del Pd Roberto Cociancich che coordinerà il tavolo “Tra Europa e Mediterraneo. L’Italia nel mondo” alla Conferenza programmatica di Napoli. Onorevole Cociancich, lei coordinerà a Napoli il tavolo sul Mediterraneo, tema importantissimo non solo per il fenomeno migranti. Che contributo si aspetta da Napoli? Il Partito democratico ha voluto mettere in primo piano il Mediterraneo, un tema cruciale per il futuro del nostro Paese. Dalla pace e dallo sviluppo della costa Sud del nostro mare passa buona parte della sicurezza e dello sviluppo non solo dell’Italia, ma dell’intera Europa. Mi aspetto che la conferenza programmatica aiuti a chiarire quale deve essere la posizione dell’Italia su Libia, Egitto, Siria e in generale sui Paesi coinvolti nelle primavere arabe. Tutto questo è necessario anche in vista dell’appuntamento del processo di Barcellona, un percorso di dialogo tra i paesi del Mediterraneo per la pace e la prosperità dell’area. Si parlerà sicurame

Abbiamo perso un gigante dell’Europa unita

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Ho condiviso con lui la volontà di un’Europa unita che consentisse a tutte le nazioni di vivere in pace con obiettivi comuni Abbiamo perso un gigante della politica , un gigante dell’Europa unita. Oggi con la morte di Helmut Kohl si spegne un riferimento di straordinaria grandezza. E’ stato il padre della riunificazione della Germania, autore della caduta del muro di Berlino e risoluto costruttore dell’Unione europea. Ho condiviso con lui la volontà di un’Europa unita che consentisse a tutte le nazioni di vivere in pace con obiettivi comuni. I nostri rapporti sono sempre stati buoni e amichevoli anche quando ci siamo trovati su posizioni divergenti e i nostri incontri non si sono mai interrotti, fino all’ultima volta quando mi espresse l’idea che una nuova generazione in Europa fosse ormai pronta a riprendere e dare nuovo impulso al sogno dei padri fondatori. Conservo questo ricordo che è insieme una speranza. Il mio pensiero va ai suoi familiari e a coloro che gli hanno voluto ben

Eurozona e migranti. Ecco come andata la cena tra Gentiloni e Macron

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Dopo la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, il presidente francese  Emmanuel Macron ha incontrato ieri sera all’Eliseo il premier italiano Paolo Gentiloni   per una cena di lavoro in vista del prossimo G7 di Taormina. Sul tavolo i temi principali che verranno affrontati nel corso del summit, come immigrazione, sicurezza, crescita e commercio internazionale. All’inizio del suo intervento durante il punto stampa congiunto, Macron ha rivolto “un pensiero al poliziotto e al militare feriti giovedì alla stazione di Milano”.  Il presidente francese ha poi evocato la gestione della crisi migratoria ricordando che non è stato ascoltato “il grido di allarme lanciato dall’Italia”  in questi ultimi anni e che per questo sarà necessario andare avanti per una vera riforma del diritto d’asilo e delle regole comuni per proteggere gli Stati più sottoposti alle pressioni migratorie”. Durante la loro cena di lavoro all’Eliseo Paolo Gentiloni ed

Renzi e Macron, due leader per rifondare il progressismo europeo

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E’ lecito ricominciare a credere al sogno che la generazione di Macron aveva condiviso con quelle precedenti, è lecito tornare a sperare che l’Europa sia possibile. Ce lo racconta Paolo Bonari sull' Unità. Il trionfo di Emmanuel Macron e le sue proporzioni sono una buona notizia per i progressisti europei, e lo è altrettanto l’affermazione netta di Matteo Renzi nelle primarie del Partito Democratico: a volte, per invertire il corso, la direzione della storia, bastano la fierezza delle proprie posizioni e un po’ di quella sconsideratezza che è servita a Macron per abbandonare il proprio campo e per fondare qualcosa di nuovo, En Marche! Adesso, tutti quelli che hanno accusato Macron di avere tradito la propria appartenenza socialista, di essersi gettato in un progetto moderato o neo-centrista, dovrebbero andare a ringraziare questo ragazzone dallo sguardo un po’ elettrico che ha salvato il proprio Paese da un’avventura reazionaria, evitando che le chiavi dell’Eliseo venissero con

Prodi: “Avanti su una difesa comune europea”

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Romano Prodi è da sempre un europeista convinto. Non può essere altrimenti per chi come lui le istituzioni europee le ha governate. Dall’alto della sua esperienza   il professore richiama l’Europa e afferma che “con la nostra disunione abbiamo appaltato ad altri la nostra sicurezza”.   Il riferimento è all’attacco statunitense nei confronti della Siria del quale “è stata preavvertita la Russia, che a loro volta avranno avvertito i siriani e non c’è stato alcun preavvertimento a un leader europeo, nessun richiamo all’Onu. Questo non mi trova tranquillo.   Noi dobbiamo capire che siamo ancora più fuori dai giochi che riguardano casa nostra” . Sull’attacco in Siria durante l’incontro con il presidente cinese Xi Jinping, Prodi sottolinea: “E’ difficile pensare che non sia stata una coincidenza decidere questa reazione durante il colloquio con il presidente cinese. La Cina è il protettore della Corea e sappiamo che la Corea vive solo se la fa vivere la Cina. C’è questa pressione sul

Fondi europei: Regione non fa i bandi e la Lombardia perde molte risorse

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Oggi volgiamo lo sguardo verso Regione Lombardia. Dall’Europa i soldi arrivano, e anche molti . Un bel fiume di denaro che potrebbe inondare la Lombardia un po’ in tutti i settori produttivi. E invece rimane fermo alla fonte perché   chi amministra oggi questa Regione non fa i bandi e di conseguenza non elargisce le risorse . A pagarne le spese è prima di tutto l’agricoltura  che vede la Lombardia ai primi posti in Italia in quanto a produzione. Ma questo pare non interessare molto l’attuale giunta regionale. La presunta eccellenza di Regione Lombardia, rispetto alla gestione dei fondi europei, è smentita da fatti in parte oggi oggetto di attenzione anche della Magistratura (come nel caso dei fondi Bei) in parte di livello politico, come nel caso dell’agricoltura. I l Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020 , che permette a ogni Stato membro dell’Unione europea di utilizzare tutte le risorse economiche a disposizione del sistema agroalimentare, in Lombardia può contar

L’Euro è parte della nostra identità Europea

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L’integrazione dovrà necessariamente ripercorrere le radici dell’Europa, mettendo al centro dell’agenda politica un’Europa sociale che sia vicina ai cittadini, ci racconta Adriano Iaria sul sito Unità.tv. Le celebrazioni per i sessanta anni dei trattati di Roma impongono una riflessione sull’Europa che verrà, ma soprattutto sull’Europa che avremo intenzione di immaginare nei prossimi anni. E allora basterebbe aprire il portafoglio e guardare le banconote per poter affermare che l’Europa che immaginiamo continuerà ad essere dotata di una moneta unica e che sia aperta al mondo. Quando si cominciò a discutere su come rappresentare una moneta europea, si preferì non raffigurare nessun individuo per evitare che una moneta comune potesse rappresentare una nazione più dell’altra. Per questo nel dicembre del 1996, quando vennero scelte le immagini delle attuali banconote, la scelta cadde sulla rappresentazione astratta di ponti, porte e finestre che ripercorressero da una parte, l’archite

Versailles, nasce l’Europa a due velocità

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Vertice a 4 a Versailles con Hollande, Merkel e Rajoy sul futuro dell’Unione. Leggiamo dal sito de l'Unità . È arrivato il tempo di un’Europa a più velocità, che consenta di progredire verso una maggiore integrazione, altrimenti crolla tutto. A tre settimane dalle celebrazioni del sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma del 25 marzo 1957, da Versailles arriva il solenne appello dei leader di Italia, Francia, Germania e Spagna, le prime quattro potenze demografiche ed economiche del continente, unite come non mai nel dire che lo statu quo dell’Unione non è più accettabile. L’Europa apre insomma alle “geometrie variabili”. Hollande: “Unità non è uniformità: liberi di andare avanti, senza obbligare (né esser frenati da) nessuno” “L’unità non è l’uniformità” la formula a cui si affida il presidente francese Hollande: “Ed è per questo – dice – che auspico nuove forme di collaborazione in grado di permettere ad alcuni paesi di andare avanti con più decisione e rapidi

L’Europa al centro del Pd

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Crediamo sia necessario un investimento politico concreto e la sperimentazione di nuove forme di organizzazione, partecipazione e formazione. Per questo riportiamo l'articolo per l'Unità del 7 febbraio a cura dell' Associazione EU Dem   “L’Europa è politica interna, la sua centralità nell’agire politico quotidiano deve essere percepita a tutti i livelli all’interno del partito” :   è attorno a questa riflessione che l’associazione EuDem ha voluto preparare un  documento pre-congressuale  rivolto all’attenzione di circoli, iscritti e simpatizzanti del Partito Democratico. Dieci anni fa la nascita del Partito Democratico ha rappresentato un’innovazione nel panorama del centrosinistra europeo: alcune intuizioni alla base del PD, in primo luogo le primarie, costituiscono ancora adesso lo stimolo per i mutamenti necessari nella partecipazione politica comuni a molti paesi europei e per il rilancio su nuove basi dell’azione e dei valori del PSE. Come associazione

Renzi: il 4 dicembre sarà l’occasione per fare chiarezza sul futuro

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“In settimana faremo i primi mille giorni di governo e non è che ce ne saranno altri mille perchè ogni tanto si vota, ma è già un record esserci arrivati. Se dovessi guardare dove eravamo e dove siamo, il compito del nostro governo è stato mettere a posto il passato. C’era la palude, ce lo ricordiamo o no?”. Lo ha detto il premier  Matteo Renzi   intervenendo all’ Assemblea nazionale sul Mezzogiorno  a Napoli. “Sono tre o quattro, su 63, i governi arrivati a mille giorni, già questo indica qualche problema. La Merkel ha visto 4-5 presidenti del Consiglio, Obama 3 o 4. Il Parlamento – ha ricordato – non riusciva ad eleggere il Presidente della Repubblica, rischiavamo di perdere i fondi europei e tutta la classe politica che sembrava impantanata e che avesse come unico obiettivo di rimandare la tornata elettorale. Questo era lo scenario. Ci siamo preoccupati in questi due anni e mezzo, di mettere a posto il passato.  La riforma del Jobs Act , ad esempio, andava fatta 15 anni fa”

Renzi: davanti alle grandi crisi un frenetico immobilismo dell’Ue

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Davanti a uno scenario internazionale in continuo movimento, l’azione dell’Europa “ sembra caratterizzata da un frenetico immobilismo”. Lo ha detto il presidente del consiglio, Matteo Renzi, riferendo alla Camera sul consiglio europeo del 20 ottobre. “Il consiglio europeo si colloca in una dimensione difficile” e si propone di “illustrare la situazione politica dopo quello che è accaduto con il referendum inglese e dopo un anno di consultazioni elettorali. L’Europa ha subito un duro shock con la scelta di un Paese, la prima in sessant’anni, di lasciare la nostra comunità. Non aiuta la nostra discussione il quadro politico internazionale. Il presidente Obama, in un importante articolo pubblicato nei giorni scorsi, ha sottolineato la contraddizione di un mondo più prospero che mai, ma accompagnato da una inquietudine crescente” , ha aggiunto Renzi. Sulle questione della ricollocazione dei migranti nei paesi della Ue, Renzi vede la necessità che: “l’Italia sia promotrice di una pos

Pittella: Solo con l’Italia stabile l’Europa
 può uscire dalla sua grave crisi

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È questo l’ammonimento del presidente dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, Gianni Pittella, che invita a superare il “nostro illimitato provincialismo” e a guardare al momento di crisi che sta attraversando l’intera Europa. Il presidente del gruppo S&D è stato intervistato da l’Unità. --------------- L’ultima copertina dell’Economist ci dipinge come un autobus sull’orlo del burrone. L’Italia è di nuovo il rischio numero uno per l’eurozona? Il panorama è a dir poco sconfortante… Trump negli Stati Uniti, Le Pen in Francia, Farage che con la collaborazione di Cameron hanno permesso la Brexit, Podemos in Spagna, Orban in Ungheria, Kaczynski in Polonia, Grillo e Salvini in Italia Se in questo quadro si destabilizza l’Italia siamo alla fine. Per l’Europa, l’Italia può diventare il detonatore che fa definitivamente deflagrare il percorso comunitario oppure l’ancora di salvezza. Socialisti e Democratici europei e governo italiano possono costruire un compromesso tr

La Brianza nel semestre italiano in Europa

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Le quattro ragazze mostrano, insieme ai loro insegnanti, il logo I eri mattina a Palazzo Chigi è stato presentato il logo che rappresenterà e accompagnerà l'Italia nel semestre  europeo e in tutte le occasioni formali. Il logo, una rondine stilizzata con il becco verde rivolto verso l'alto, la testa rossa e ali e coda azzurre. A presentare il disegno realizzato da quattro studentesse del Liceo Artistico design e tecnico-grafico Giuseppe Meroni di Lissone sono stati il ministro all'Istruizione, Università e Ricerca, Stefania Giannini, il sottosegretario alla presidenza europea Sandro Gozi e l'ambasciatore del Semestre, l'astronauta ESA Luca Parmitano. "Il becco in su indica che l'Italia, a testa alta, esce dal complesso di Calimero, quello per cui siamo piccoli e sporchi ed è pronta a cogliere tutte le opportunità in Europa". Per il Sottosegretario Sandro Gozi, la scelta della rondine quale logo ufficiale del Semestre di Presidenza italia

Una risposta ai populismi contro l'Europa

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In questi giorni sta entrando decisamente nel vivo la campagna elettorale in vista delle elezioni del Parlamento Europeo.  Lo si nota dal ritorno in grande stile di Silvio Berlusconi sulle tv, il mezzo che come al solito gli è più congeniale, e alle sue promesse che non temono condanne di nessun tipo.  Lo si nota dai toni sempre più aspri della Lega Nord , che in cerca di una nuova visibilità dopo le disfatte e gli sfracelli degli ultimi anni, annuncia già dal suo simbolo un no netto all'Euro e si allea con i nazionalisti francesi di Marine Le Pen .  E lo si nota dal Movimento 5 Stelle , da sempre critico verso l'Europa.  Appare chiaro come in questo panorama le elezioni appaiano come un referendum pro e contro l'Europa, dipinta come la madre di tutti i problemi.  Si dimentica però di enunciare quali siano le ragioni della debolezza dell'Europa in questi anni. Un Europa in cui i partiti conservatori hanno imposto un'agenda di rigore e di chiusura sociale,

Aperitivo a 28 stelle

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Vi invitiamo a partecipare all'incontro organizzato dal circolo Pd di Carugate in vista delle prossime Europee. Un'occasione per conoscere i nostri candidati e parlare di Europa, e di cosa questo può fare per gli Italiani, con Brando Benifei, il più giovane candidato Pd alle europee.

In cerca di una Casa Bianca per l'Unione Europea

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Continuiamo i nostri ragionamenti in merito all'Europa, facendo nostro un intervento di Giorgio Tonini, Vicepresidente del Gruppo PD. La crisi dei debiti sovrani europei ha messo in evidenza un duplice squilibrio, in seno all'Unione e in particolare all'area dell'euro: tra finanze pubbliche più e meno indebitate; e tra paesi con la bilancia commerciale in deficit o invece in surplus. E tuttavia, lo squilibrio interno all'Europa non sarebbe insostenibile, se accanto e insieme a quello dell'Unione monetaria, l'Europa avesse eretto altri due pilastri: l'unione economica, ossia una politica comune sia della finanza pubblica che dell'economia reale; e una vera unione politica, ovvero la legittimazione democratica di un vertice di governo dell'Unione. Così non è stato, l'Europa si è così rinchiusa in una gabbia dalla quale è ora assai difficile uscire. La divergenza economica si sta infatti trasformando in divaricazione politica, a

Attenzione all’Europa!

Su segnalazione del Sig. Ernesto Longo, iscritto al nostro Circolo, pubblichiamo un'interessante ragionamento sull'Europa, sulla sua importanza, mentre per le strade della nostra città si affiggono manifesti abusivi contro l'Euro. Da L'Avvenire dei Lavoratori, un'articolo di Paolo Bagnoli Dalla fine della seconda guerra mondiale il vecchio continente si trova di fronte a una prova che non può essere sbagliata, a meno di conseguenze nefaste di grande portata. L’Europa, infatti, piaccia o non piaccia, rimane ancora oggi il teatro strategico della civiltà occidentale e, quindi, campo privilegiato nello scontro tra la ragione e l’oscurantismo fideistico. E l’Europa non sembra rendersi conto di ciò di cui è gravata: smarrimento di ideali, burocrazia ragionieristica, interessi egoistici e mancanza di una classe dirigente all’altezza del momento. Prima che degli interessi, una classe dirigente parla degli ideali su cui costruire una politica che dia comune identit