Così l’Europa sconfigge la burocrazia
Il Centro Solvit in Italia è attivo presso il dipartimento delle Politiche europee: esiste da anni, ma è stato a partire dal 2014 che per il Governo è diventato una priorità
Spesso ci lamentiamo della burocrazia europea, e abbiamo ragione. Ma ancora più spesso ci imbattiamo solo in una cosa peggiore della burocrazia europea: la burocrazia italiana. In Italia siamo tutti prigionieri di questo mostro, che mangia tempo e denaro alle imprese e alle persone con i suoi malfunzionamenti. Un mostro cresciuto a dismisura, tanto che ormai dirige la politica e le amministrazioni più che farsi dirigere.
Vediamo allora se in Europa troviamo qualche buon esempio di come lottare contro il moloch burocratico. Lo sappiamo: non servono necessariamente nuovi regolamenti per fare funzionare meglio l’Europa: serve più coraggio politico. E anche a Bruxelles cominciano a rendersene conto. Per esempio l’Europa, sommersa da un mare di carte e codicilli che ha prodotto nel tempo, adesso propone di regolamentare solo eliminando le leggi che precedono quelle nuove. Potremmo provare ad adottare questo metodo rivoluzionario anche in Italia. Riforme e nuove leggi sì, ma solo eliminando quelle vecchie che insistono sugli stessi argomenti.
Uscire da questa palude di burocrazia non solo è possibile: è doveroso. Un altro esempio: sui contenziosi che riguardano il riconoscimento delle figure professionali, gli appalti, i diritti dei cittadini, con gli altri partner europei ci siamo dotati di uno strumento che si chiama Solvit, che appiana le controversie in meno di dieci settimane. Come funziona? E’ molto semplice: ogni Stato Membro ha un centro Solvit cui arrivano le segnalazioni da parte di cittadini o imprese. Viene fatta una prima valutazione sulla segnalazione ricevuta, e le amministrazioni degli Stati membri coinvolti avviano un dialogo informale. Qualora si sia verificata una violazione della normativa europea, il Centro Solvit ha un massimo di 70 giorni per chiudere il caso. Grazie a questo meccanismo, è stato possibile risolvere moltissimi problemi della vita quotidiana delle persone.
Qualche esempio? Un trasportatore italiano viene multato in Francia perché ritenuto sprovvisto della licenza di trasporto internazionale. Rivoltosi a Solvit Italia ottiene giustizia, poiché il suo carico, inferiore a 3.5 tonnellate, non richiedeva licenza ai sensi del Regolamento 1072/2009: multa infondata, sanzione annullata. Altro caso: una cittadina italiana che esercita la professione di avvocato in Spagna si è vista rifiutare la domanda per il riconoscimento dell’assistenza sanitaria pubblica. Secondo le autorità spagnole non era in possesso dei requisiti necessari. Grazie alla rete Solvit c’è stato un supplemento di istruttoria della richiesta, che ha portato all’accertamento dei requisiti.
Il Centro Solvit in Italia è attivo presso il dipartimento delle Politiche europee: esiste da anni, ma è stato a partire dal 2014 che per il Governo è diventato una priorità. Tant’è vero che nel 2016 Solvit Italia ha affrontato 293 casi risolvendone il 95%, contro una media europea ferma all’89%.
L’Italia, assieme alla Gran Bretagna, è la nazione che usa meglio e di più questo strumento. Perciò, se siamo capaci di semplificare e accelerare le procedure e i contenziosi burocratici tra paesi diversi in favore dei nostri concittadini e degli altri europei, dovremmo essere in grado di farlo anche per gli italiani in Italia.
Perché l’intrico di leggi, leggine e assurdità varie che governa le nostre vite è una gabbia che ci sta soffocando. Soffoca e complica la vita delle imprese, soffoca e complica la vita dei cittadini, impedisce il funzionamento dell’economia e della politica.
Perché l’intrico di leggi, leggine e assurdità varie che governa le nostre vite è una gabbia che ci sta soffocando. Soffoca e complica la vita delle imprese, soffoca e complica la vita dei cittadini, impedisce il funzionamento dell’economia e della politica.
Contrastare questo stato di cose deve essere l’assoluta priorità del Partito Democratico. Non solo perché faremmo un favore al Paese e a tutti gli italiani. Ma perché faremmo un favore a chi fa politica, e cioè a noi stessi.
La prima cosa che un sindaco, un assessore, un sottosegretario o un ministro si sente dire dai suoi stessi uffici ogni volta che propone un’azione politica è: questo non si può fare. E quando chiede il perché si sente rispondere che il tale regolamento, unito al tale articolo della tale legge, in combinato disposto con quell’altro provvedimento impedisce di fare qualsiasi cosa.
La prima cosa che un sindaco, un assessore, un sottosegretario o un ministro si sente dire dai suoi stessi uffici ogni volta che propone un’azione politica è: questo non si può fare. E quando chiede il perché si sente rispondere che il tale regolamento, unito al tale articolo della tale legge, in combinato disposto con quell’altro provvedimento impedisce di fare qualsiasi cosa.
Solvit invece è un piccolo esempio di cosa si può fare se si guarda il mostro in faccia e si decide di affrontarlo. Allora è il caso che da un’Europa che vogliamo profondamente riformare impariamo a prendere quanto di buono c’è già, quanto di buono può comunque insegnarci. E poi che trasformiamo questa positività nel faro che guida la nostra politica.
·