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Così l’Europa sconfigge la burocrazia

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Il Centro Solvit in Italia è attivo presso il dipartimento delle Politiche europee: esiste da anni, ma è stato a partire dal 2014 che per il Governo è diventato una priorità Spesso ci lamentiamo della burocrazia europea, e abbiamo ragione. Ma ancora più spesso ci imbattiamo solo in una cosa peggiore della burocrazia europea:   la burocrazia italiana.   In Italia siamo tutti prigionieri di questo mostro, che mangia tempo e denaro alle imprese e alle persone con i suoi malfunzionamenti. Un mostro cresciuto a dismisura, tanto che ormai dirige la politica e le amministrazioni più che farsi dirigere. Vediamo allora se in Europa troviamo qualche buon esempio di come lottare contro il moloch burocratico. Lo sappiamo: non servono necessariamente nuovi regolamenti per fare funzionare meglio l’Europa: serve più coraggio politico.  E anche a Bruxelles cominciano a rendersene conto.  Per esempio l’Europa, sommersa da un mare di carte e codicilli che ha prodotto nel tempo, adesso pro

Non riusciranno a mettermi da parte

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Ho raccolto le dieci domande più frequenti di queste ore via email. Così facciamo una enews un po’ diversa dal solito. 1. Perché stasera non ci sarà il confronto con Di Maio? Perché Di Maio ha avuto paura. Prima ha chiesto il confronto, poi è scappato. Cliccando qui trovate il mio commento su Facebook, molto condiviso in rete ieri. Mi dispiace che un uomo che si candida a governare il Paese abbia paura di uno studio televisivo. E mi dispiace che siano rilanciate come motivazioni politiche le sue scuse. Tutti noi abbiamo avuto un Di Maio compagno di scuola. Uno di quelli che ti provocava nell’intervallo dicendo: “Vieni fuori, che ti faccio vedere io.” Poi tu uscivi fuori e lui non c’era. Li conosciamo. Magari sono anche simpatici. Però a nessuno di loro affideresti il futuro dei tuoi figli. 2. E stasera vai lo stesso da Floris? Avevo dato la mia disponibilità e rinunciare mi sembrerebbe un atto da vigliacco. Ci saranno alcuni giornalisti che mi amano molto come Massimo Giannin

I risultati di questa legislatura dicono che la scommessa del Pd è stata vinta

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Si sono creati un milione di posti di lavoro, la produzione industriale vola e la bilancia commerciale ha l’attivo più grande d’Europa dopo la Germania   Il governo Gentiloni ha proposto al Parlamento, che ne ha appena avviato l’esame, una  manovra di bilancio  in evidente continuità con la linea di politica economica e sociale seguita dai governi guidati dal Pd in questa legislatura. Il perseguimento del pareggio strutturale del bilancio, condizione per avviare la riduzione del pesante fardello del debito pubblico che grava sul presente e sul futuro dell’Italia, è stato sapientemente ed efficacemente armonizzato, attraverso la conquista nel confronto con l’Europa di significativi spazi di flessibilità, con l’obiettivo di rimettere in moto la crescita e l’occupazione. I risultati finali di questa legislatura dicono che la scommessa del Pd è stata vinta : siamo entrati nella legislatura in piena recessione, con la lancetta del Pil che segnava -3%, e in procedura di infrazion

La cultura come strategia nazionale

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Un elemento chiave di una visione politica, programmatica e antropologica. Di una identità e di un’anima per il Pd e per il Paese Delle tante questioni emerse nella tre giorni di Conferenza Programmatica (se si ragionasse di più di contenuti e meno di persone e pettegolezzi secondo me ne avremmo tutti giovamento come Paese) ritengo particolarmente rilevante la discussione sulla cultura emersa nel gruppo di lavoro cui ho partecipato, e che è stato ricco di interventi qualificati di figure diverse provenienti da tutta Italia, amministratori, esperti del settore, cittadini, ragazze e ragazzi. Ne emerge forte la visione della cultura come una strategia nazionale. E non qualche cosa di parziale e di sovrastrutturale o ancellare a cui una lunga tradizione economicista ci ha abituato e che rappresenta ancora un pensiero dominante. Quello nella cultura è un vero investimento strategico nazionale. La diffusione della cultura è una condizione necessaria per comprendere la complessità della

Il futuro delle campagne digitali? Tornare nei quartieri

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È   stato ripetuto fino quasi a diventare un mantra: la politica, e la comunicazione che se ne fa, dovranno sempre di più misurarsi con un nuovo scenario dove a farla da padrone sono i social network e, più in generale, il mondo del digitale. Ma l’affollarsi di pagine e gruppi sulla rete davvero significa che dovremo fare i conti con una agorà sempre più virtuale dove carne, ossa e gambe contano sempre meno? Ne parla con Democratica  Cristopher Cepernich , sociologo e docente dell’Università di Torino, autore del volume di recente uscita edito da Laterza  Le campagne elettorali al tempo della networked politics . A leggere il suo libro si direbbe che a salvare la politica potrebbe essere il ritorno a qualcosa di antico. Il punto è proprio questo. Il digitale ha segnato un ritorno alla comunicazione di prossimità e di relazione, lo vediamo tutti i giorni sui nostri profili Facebook. A partire da questo assunto abbiamo ragionato sullo sviluppo delle campagne elettorali digitali

Così consegniamo ai nostri ragazzi le chiavi del futuro

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Se non tutto è andato bene, siamo pronti a migliorarlo, ma non chiedeteci di fare un passo indietro, ci racconta   Simona Malpezzi Ci sono due numeri che chi si occupa di scuola non può trascurare: il primo è  14,7% e riguarda il tasso di dispersione scolastica in Italia , indubbiamente in calo ma ancora troppo alto; il secondo è 62% e indica i ragazzi che iniziano ad andare a scuola in questi anni e che faranno lavori che oggi non esistono. Cosa deve fare la scuola e chi se ne occupa per dare risposte efficaci a questi problemi? Non ci sono, certamente, ricette miracolose ma abbiamo a disposizione una serie di strategie in grado di aiutare i ragazzi ad affrontare le sfide del futuro e garantire loro il raggiungimento del successo formativo. Tra le tante iniziative che la legge 107 ha messo in campo sono state previste delle misure che sono andate in questa direzione come  l’alternanza scuola-lavoro . Non l’abbiamo inventata noi, lo diciamo sempre, ma noi abbiamo deciso di

Il nuovo Pd è nato. E ora è davanti a un bivio storico

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Il Pd costruisca se stesso e la propria identità di partito riformatore 1. Parlare del Partito democratico proiettando la sua immagine nei prossimi dieci anni implica inserirlo nel difficile tema del destino politico dell’Italia in Europa. Un partito non è solo “programma”, anzi è soprattutto un’entità storico-politica che deve fare i conti con il corso dei tempi e con una capacità di previsione. È tanto più necessario assumere il tema nella dimensione accennata, quanto più convinto che se si continua a ragionare nei confini dei recinti nazionali, si perde il punto di prospettiva da cui pensare se stessi e il mondo, e se stessi nel mondo. E peraltro la lotta in Italia è contro i populismi, qui più forti che altrove. 2. Ho sempre pensato che la nascita del vecchio Pd somigliasse a quella di un parto mal riuscito. Mi pareva che si fossero messi insieme i resti di due culture esaurite, una, quella derivata dal Pci, sconfitta dalla grande storia, l’altra, quella democristiana, esaurita

Fascismo e razzismo, anche noi abbiamo abbassato la guardia

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L’estate sta finendo, ma  non diminuisce la percezione dell’arroganza, della violenza, e della frequenza con cui vari gruppi neofascisti hanno voluto segnare in Italia un punto di svolta della loro presenza. Dalla nomina nella nuova giunta di centrodestra a Monza dell’assessore allo sport Andrea Arbizzoni eletto con Fd’I ma proveniente da  Lealtà e Azione , una delle sigle più conosciute del neofascismo, all’ormai celebre spiaggia del Lido di Chioggia, luogo cult per la nostalgia fascista, all’altrettanto celebre adunata con saluto romano presso il campo X del cimitero maggiore di Milano, all’irruzione di  Casa Pound  nella sala del Consiglio Comunale di Milano, alle minacce al parroco di Pistoia, Don Biancalani, fino allo sventolamento della bandiera della RSI da parte di un’insegnante presso il cippo che ricorda il terribile eccidio di Vinca, dove nel 1944, 173 civili innocenti furono trucidati dalle truppe tedesche. Senza voler dimenticare aggressioni varie e atti di intimida

Vitalizi, Richetti: così poniamo fine ad un sistema iniquo

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L’intervento di Matteo Richetti, portavoce del Pd e relatore del provvedimento sui vitalizi – Democratica Esiste una differenza sostanziale tra il populismo e la politica: il primo cavalca i problemi,la seconda prova a dare risposte. Potrei dire che questa proposta di legge per me è una risposta. Una risposta ad una lettera del 1985, indirizzata ai Presidenti di Camera, Senato e Regione Emilia – Romagna,con cui Ermanno Gorrieri, partigiano modenese e Ministro del Lavoro, aveva stimolato ad una riflessione sull’istituto dell’assegno vitalizio goduto dagli ex parlamentari ed ex consiglieri regionali. Gorrieri, in quel frangente, non mise in discussione la legittimità giuridica dell’istituto, ma non si sottrasse dal sottolineare la presenza di aspetti di incongruenza nel rapporto fra la durata della contribuzione e l’entità degli assegni vitalizi, a cui si aggiungeva l’aspetto distorto della cumulabilità degli stessi. Eravamo nel 1985, nel pieno di quella Prima Repubblica che con fati

Democratica!

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È uscito venerdì scorso il primo numero di “Democratica”, un nuovo quotidiano digitale e gratuito del PD: sarà online ogni giorno dalle 13.30. È uscito oggi il primo numero di Democratica, un nuovo quotidiano digitale e gratuito del PD: sarà online ogni giorno dalle 13.30 circa. Democratica si può e si potrà scaricare gratuitamente sull’app Bob, sul sito del PD e su quello dell’Unità: è diretto da Andrea Romano, deputato del PD ed ex condirettore dell’Unità.