Renzi: il 4 dicembre sarà l’occasione per fare chiarezza sul futuro
“In settimana faremo i primi mille giorni di governo e non è che ce ne saranno altri mille perchè ogni tanto si vota, ma è già un record esserci arrivati. Se dovessi guardare dove eravamo e dove siamo, il compito del nostro governo è stato mettere a posto il passato. C’era la palude, ce lo ricordiamo o no?”. Lo ha detto il premier Matteo Renzi intervenendo all’Assemblea nazionale sul Mezzogiorno a Napoli.
“Sono tre o quattro, su 63, i governi arrivati a mille giorni, già questo indica qualche problema. La Merkel ha visto 4-5 presidenti del Consiglio, Obama 3 o 4.
Il Parlamento – ha ricordato – non riusciva ad eleggere il Presidente della Repubblica, rischiavamo di perdere i fondi europei e tutta la classe politica che sembrava impantanata e che avesse come unico obiettivo di rimandare la tornata elettorale. Questo era lo scenario. Ci siamo preoccupati in questi due anni e mezzo, di mettere a posto il passato. La riforma del Jobs Act, ad esempio, andava fatta 15 anni fa”.
Lo spartiacque per il futuro, secondo il premier, sarà il referendum del 4 dicembre: “quando passerà da lì tutto il disegno della Pubblica amministrazione, quando la politica potrà chiudere a chiave la burocrazia, altrimenti restiamo come adesso”.
Mezzogiorno. “Il Mezzogiorno deve tornare al centro del dibattito, ma non con i vecchi schemi. Ha il dovere di chiedere allo Stato centrale di evitare i pregiudizi, ma la sua classe dirigente deve mettersi in gioco, senza vivere la rassegnazione.
Se un leader internazionale mi dice che a Sicilia c’è solo la mafia, io il G7 non lo faccio a Firenze, lo faccio a Taormina, perchè dobbiamo respingere i luoghi comuni e gli stereotipi. Siamo in un grande tsunami, la rivoluzione tecnologica apre scenari fantastici ma crea inquietudine. Viviamo in un mondo senza confini, né barriere, poi però facciamo fatica a capire cosa succede sotto casa. Anche nel Mezzogiorno Abbiamo potenzialità di sviluppo strepitoso sull’export, ma non riusciamo a far capire che il mercato globale aiuta l’identità. Pensiamo ad esempio all’agroalimentare, dove non riusciamo a comunicare bene ciò che siamo. Insomma, c’è problema di narrazione che l’Italia ha a tutti i livelli“.
Ha spiegato il premier: “C’è una categoria di imprenditori che merita la nostra stima, sono il il 95% e c’è qualcuno che fa il furbo. Alcuni imprenditori italiani hanno preferito gestire incentivi e risorse senza restituire alla comunità. Noi ora abbiamo riempito di soldi le imprese che vogliono investire nei prossimi mesi. Ma la partita adesso ce l’avete in mano voi”.
Europa. “I Fondi europei sono italiani, noi diamo 20 miliardi e ne recuperiamo 12; gli altri 8 vanno ai Paesi che devono crescere e che si presentano insieme. Bisogna aprire un tavolo in Europa, quegli 8 miliardi di differenza non possono andare per costruire muri in quei Paesi per respingere i migranti. Lo facessero con i soldi loro. Bisogna avere il coraggio di dire: ‘non ho la macchina del tempo e non posso tornare indietro’, ma siccome a primavera si comincia a parlare di bilancio, noi metteremo il veto sul bilancio europeo se non ci sarà chiarezza dell’altruismo dei soldi in cambio dell’altrusmo sugli ideali, perchè siamo un Paese forte e serio”.
Usa. Viviamo nell’era delle previsioni e invece poi, dagli Usa all’ultimo luogo, accadono cose imprevedibili. Chi avrebbe mai immaginato la corsa e il successo di Trump? Solo una puntata dei Simpson. Eppure non solo si è candidato, ma ha vinto. Questo accade perché la realtà è molto più ampia e diversa”.
Referendum. “Ogni giorno se ne inventano una per non parlare del referendum: ieri era lettera agli italiani all’estero: lettera che in passato avevano già fatto sia Berlusconi che Bersani. Il referendum farà chiarezza sulla pubblica amministrazione. La semplificazione del 4 dicembre non è solo la riduzione delle poltrone: se si definisce un sistema istituzionale più semplice si può aprire un ragionamento diverso. La storia dei Patti del Sud è il principio per il quale si prendono impegni reciproci e condivisi. Il Governo controlla le Regioni, le Regioni controllano il Governo e i cittadini controllano entrambi“.
Sanità. “Noi abbiamo voluto mettere 2 miliardi in più sulla sanità ma non abbiamo ancora risolto il problema del comparto che è, sono d’accordo con De Luca, innanzitutto il superamento della spesa storica. Ma con la riforma costituzionale, se passerà, non ci sarà più disparità tra le Regioni nell’accesso ai farmaci. E’ un’occasione di chiarezza perché tutta la riforma della pubblica amministrazione passa da lì. Se questo non c’è restiamo come adesso. Non c’è solo il taglio delle poltrone, innegabile”.
P.A. “Nella Pubblica Amministrazione ci sono settori dove la logica del timbro prevale ancora su quella del click. Non dobbiamo generalizzare, ma esiste un problema di gestione. Va deciso il modello di gestione dello Stato nei prossimi anni, ma in alcune categorie va sbloccato il turn over e noi l’abbiamo fatto. A livello centrale bisogna smettere di pensare che gli sprechi siano solo nei territori e che i tagli vadano fatti solo in periferia, ma dall’altro lato si deve dire che si tornerà ad assumere nella P.A., ma questa non sarà la panacea di tutti i mali. Servono più ricercatori, non più dipendenti nei ministeri. Non c’è una soluzione teorica, numerica, serve una riflessione nel merito”.
Renzi a conclusione del suo intervento sottolinea: “Il mio tempo è il futuro, non le rivendicazioni sul passato. Volete che vi diamo ragione sul passato: tenetevelo, non serve a niente”.