La vergogna delle dimissioni in bianco


È un fenomeno sommerso che riguarda il 15% dei contratti a tempo indeterminato: prima si firma la lettera di assunzione e, pochi minuti dopo, quella di dimissioni. Così quando i contributi sono finiti, o serve un taglio del personale, il datore è libero di licenziare chi vuole. Una prassi illegale, che riguarda soprattutto le donne.

I numeri sono, purtroppo, molto più chiari di mille parole.

Sono due milioni di lavoratori coinvolti, 800.000 donne costrette ad abbandonare il lavoro attraverso le dimissioni in bianco (nel 90% dei casi le dimissioni forzate sono arrivate in seguito ad una gravidanza).

E ancora: il 25% dei lavoratori almeno una volta si è trovato di fronte al fenomeno delle dimissioni in bianco e il 53% delle dimissioni forzate che avviene in aziende con meno di 15 dipendenti.

Accade nei cantieri, nei negozi, nei centri commerciali, nelle botteghe artigiane, nelle imprese. Tra le ricamatrici di abiti da sposa di Barletta come tra gli operai delle officine metalmeccaniche di Terni. Nelle aziende in crisi ma anche in quelle sane. Dove ci sono 10 dipendenti, ma anche 50. Al Sud e al Nord.

Al momento dell'assunzione le aziende fanno firmare al lavoratore un foglio completamente in bianco, o magari una pagina già compilata ma senza una data, in cui il neo dipendente presenta le proprie dimissioni.

Questa lettera viene custodita dal titolare che così può decidere, in ogni momento, di mandare via quell'operaio, quella commessa, o magari quell'impiegato, senza doverlo licenziare, e dunque scaricando se stesso da qualunque responsabilità e mettendosi al riparo da cause e contenziosi, perchè è difficilissimo, una volta firmata una lettera autografa, dimostrare che si è stati costretti a quel gesto.

Contro la piaga delle dimissioni in bianco il governo Prodi aveva varato una legge illuminata, la numero 188 del 17 ottobre 2007: per evitare quella truffa, ciò che veniva imposto è che le dimissioni fossero presentate su moduli identificati da codici alfanumeri progressivi, e validi non oltre 15 giorni dalla data emissione.

Purtroppo la legge entrò in vigore soltanto all'inizio del 2008, poco prima che si sciogliessero le camere. Eppure l'aver semplicemente annunciato sanzioni e provvedimenti contro la prassi delle dimissioni in bianco aveva già avuto un effetto deterrente.

Ma è stato solo un momento, perché il primo provvedimento del governo Berlusconi è stata proprio la cancellazione di quella legge, ad opera del ministro Sacconi.

Repubblica ne parla oggi in maniera approfondita, con una interessantissima inchiesta, che si può leggere qui.

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