Vuoto di fiducia

Così stamattina Giannelli, sul Corriere della Sera, fotografava la situazione del surreale dibattito della Camera di ieri.

Sappiamo com'è andata: il Governo si è salvato per un voto. 

Un risultato ampiamente previsto, perchè quando c'è da votare la fiducia i numeri ci sono. Mancano quando c'è da governare, giorno per giorno, un Paese che ha mille problemi da affrontare.

Per tutta la mattinata l'esito del voto è stato incerto a causa della decisione di alcuni deputati della maggioranza di voler prendere parte al voto e alla scelta delle opposizioni di non partecipare alla prima 'chiama' ma di votare solo dopo aver verificato che la maggioranza fosse in grado di raggiungere in Aula il numero legale.

Oggi Massimo Gramellini sulla Stampa ha, con la consueta ironia che fa pensare, inquadrato magnificamente la situazione (leggi qui).

Scrive Gramellini che "Berlusconi e Bossi, i rivoluzionari che avrebbero dovuto spazzare via la Casta, sono i nuovi professionisti della politica, aggrappati disperatamente alle poltrone da cui sbadigliano o parlano, come il premier, per non dire assolutamente nulla. Nulla di quel che ti aspetteresti dal capo di un governo che è appena andato sotto sulla legge di bilancio, al culmine della crisi economica più drammatica dei tempi moderni. Nessuna visione, nessun progetto, nessun traguardo diverso dal tirare a campare e dall’esorcizzare la propria decadenza agitando il consueto feticcio: la mancanza di alternative migliori di lui, mentre col passare dei giorni lo stanno diventando un po’ tutte, da Gianni Letta agli Inti Illimani".

La fiducia era scontata, eppure è arrivata per un voto e con molte nuove defezioni. Da domani, di sicuro, si ricomincia con l'incapacità del Governo di offrire una prospettiva di sviluppo al nostro Paese.

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