Alla Camera si parla della Libia


Comincia tra poco alla Camera il dibattito sulla missione in Libia.

La Lega, che all’inizio ha seguito gli umori della base protestando a gran voce nei comizi al Nord, adesso sta cercando di far fruttare la propria capitolazione a sostegno delle scelte di Silvio Berlusconi.

In questi giorni lo spettacolo che l’Italia offre al mondo è quello di una maggioranza di governo che discute di politica internazionale per barattare posti e prebende a Roma o a Milano.

L’elenco delle garanzie chieste da Bossi è lungo: dalla nomina di Tremonti a vicepremier ad un'intesa per nuovi posti di governo per gli uomini del Senatur, passando per ruoli di primo piano nelle nuove giunte.

Oggi, dopo una settimana di chiacchiere, con minacce e schiarite, ultimatum e riconciliazioni, PDL e Lega troveranno il modo di salvare la faccia di Bossi di fronte ai propri elettori, mantenendo al tempo stesso Berlusconi saldamente al suo posto.

La posizione del PD in questa vicenda, è stata chiara e coerente.

Il segretario del partito, Pier Luigi Bersani, l’ha spiegata ancora una volta ieri in Sardegna: "Intervenire nello stretto quadro della risoluzione adottata dall’Onu significa uso della forza per fermare i massacri del colonnello Gheddafi sulla popolazione civile e immediato avvio dell'iniziativa diplomatica e politica. Questo deve essere il ruolo dell'Italia che deve essere alla testa di una evoluzione della questione in senso politico e diplomatico. Non faremo da stampella al governo, a soluzioni che significano soltanto lo svilimento del nostro Paese. Il governo ci rende ridicoli di fronte al mondo per ricercare equilibri che ruotano intorno a Radio Padania. Noi non ci stiamo. Non vogliamo che l'Italia appaia al mondo come un Paese che sta con un piede in 4 scarpe. Il mondo ha sempre capito la posizione dell'Italia e qui, per questioni di cucina interna o addirittura regionale, si sta cancellando la coerenza e la credibilità italiana".

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