L'autunno caldo
L’estate durerà ancora tre settimane secondo il calendario,
ma per molti lavoratori è già finita.
ma per molti lavoratori è già finita.
Sono 150 tavoli di crisi aziendale aperti al ministero dello Sviluppo economico per circa 180.000 lavoratori coinvolti e oltre 30.000 esuberi: l'autunno - secondo i sindacati che hanno rielaborato dati del ministero - si prepara ad essere molto difficile sul fronte delle crisi industriali, con la situazione più difficile nell'ultimo ventennio.
L'Unità in sintesi riporta un quadro di alcune delle principali vertenze alle quali si sta cercando di dare una soluzione:
CARBOSULCIS: nella miniera che rischia la chiusura lavorano, spiega la Uilcem Sardegna, 480 minatori mentre altri 150 lavoratori sono impegnati nella manutenzione. I minatori proprio oggi hanno deciso di sospendere l'occupazione dei pozzi di Nuraxi Figus, a -373 metri. La decisione dopo un'assemblea-fiume nella quale si è valutato l'esito degli incontri di venerdì a Roma, in particolare l'annuncio che la miniera non chiuderà a fine anno. Cessa dunque l'occupazione, ma la mobilitazione rimane in attesa degli ulteriori sviluppi della vertenza e della fissazione di un prossimo incontro in Regione per fare il punto sulle modifiche al progetto integrato destinato a rilanciare il bacino minerario del Sulcis.
ALCOA: nella multinazionale dell'alluminio lavorano in Italia a Portovesme, sempre in Sardegna, 540 addetti diretti mentre altri 250 circa sono impiegati nell'indotto. Nel complesso l'azienda tra Veneto e Sardegna occupa 900 lavoratori. Nonostante le trattative in corso La multinazionale ha rifiutato una proroga di una settimana dell'avvio della procedura di spegnimento degli impianti che parte oggi mentre la multinazionale Glencore ha confermato l'interesse per lo stabilimento ma si è presa una settimana di tempo per valutare. Il nuovo appuntamento è fissato per il 5 settembre.
EUROALLUMINA: È già invece chiusa, sempre in Sardegna, l'EUROALLUMINA (400 dipendenti diretti). Circa il 20% degli operai è impegnato comunque nella manutenzione dell'impianto mentre gli altri sono in cassa integrazione. Il nodo resta quello dei costi energetici.
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La crisi non interessa però solo l'Italia e i paesi dell'area Euro. Questo è il dato più preoccupante, come scrive l'Economist. Leggiamo dal sito de Il Post:
Il Sud America, ad esempio, ha subito un brusco rallentamento nella sua crescita: il Brasile, che da solo vale circa metà dell’economia del continente, è stato il peggiore tra i BRICS (la sigla che riunisce la principali economie emergenti: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa), con una crescita anemica del 2 per cento.
L’Argentina, seconda economia del continente è, probabilmente, di nuovo vicina al default. Alla base del rallentamento delle economie sudamericane c’è soprattutto la diminuzione nella domanda di materie prime da parte della Cina, che sta rallentando a sua volta. Secondo le ultime stime la Cina crescerà “solo” del 7,4 per cento nel 2012, un dato che inquieta visto che fino all’anno scorso il paese cresceva a due cifre (cioè con un tasso superiore al 10 per cento). Va ancora peggio l’economia indiana. Il paese che a metà degli anni 2000 sarebbe dovuto diventare la “seconda Cina” ha rivelato negli ultimi mesi tutte le difficoltà e i problemi che affliggono la sua economia (burocrazia inefficiente, corruzione endemica e una classe politica paralizzata). Le previsioni di fine 2011 che parlavano di un’espansione al 10 per cento del PIL sono state ridotte negli ultimi mesi a circa il 5 per cento.
DoppiaM