Valorizzare le donne conviene



Ieri sono state tantissime le critiche alla Rai, dopo la scoperta di quella che è stata chiamata la "clausola gravidanza".

Una voce contenuta al punto 10 del contratto di consulenza che la Rai offre ai collaboratori esterni a partita Iva, con cui l'azienda si riserva di terminare il contratto se una lavoratrice dovesse rimanere incinta e la sua condizione, assimilata a "malattia, infortunio, causa di forza maggiore o altre cause di impedimento", dovesse incidere, compromettendola, sulla sua produttività.

Un tema che ha riproposto la questione del precariato e della vergognosa vicenda delle dimissioni in bianco cui sono costrette le donne nel mondo del lavoro (noi ne abbiamo parlato più volte su questo blog).

Sempre ieri sono stati forniti altri dati, passati inosservati, che completano il ragionamento sul ruolo delle donne nel mondo del lavoro.

Prendendo spunto dai dati della Banca d'italia, che dicono che se l'obiettivo di Lisbona del 60 per cento di donne occupate fosse realtà in Italia il Pil salirebbe del 7 per cento, tre donne, Daniela Del Boca, Letizia Mencarini e Silvia Pasqua, autorevoli studiose di economia e demografia, hanno scritto un libro dal titolo «Valorizzare le donne conviene».

Dati alla mano, dimostrano che un maggior numero di occupate aumenterebbe le entrate fiscali e previdenziali, la crescita dell'occupazione femminile stimolerebbe una maggiore domanda di servizi con un effetto sul prodotto interno lordo e più donne al lavoro ridurrebbero il rischio di povertà delle famiglie.

Invece, come dimostra anche il contratto Rai, le donne trovano ancora sulla loro strada ostacoli insormontabili. Anzi: la marcia verso la parità nel mondo del lavoro sembra inceppata, se è vero che dal 2000 ad oggi, complice la congiuntura economica, la percentuale di donne occupate è diminuita di 2 punti, passando dal 48 al 46.

Mentre l'Europa ha fatto passi in avanti su questo tema, negli ultimi 15 anni l'Italia si è invece fermata.

In Italia succede ancora che, se anche cresce il lavoro, non si salgono i gradini della carriera; che l'aumento del part time, invece che in una facilitazione, si trasformi in una trappola che ti inchioda a ruoli marginali; che il primo impegno resti comunque quello casalingo.

Sono proposte, infine, una serie di misure molto concrete, che potete leggere qui in questo approfondimento da Repubblica; misure presentate come "un investimento per il futuro, perché valorizzare le donne conviene a tutti".

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