Disabilità: quando lo Stato abbandona le famiglie
«La disabilità è ancora una questione invisibile nell'agenda istituzionale, mentre i problemi gravano drammaticamente sulle famiglie, spesso lasciate sole nei compiti di cura». Peggio: «L'assistenza rimane nella grande maggioranza dei casi un onere esclusivo della famiglia».
Sono affermazioni di ieri del Censis, in occasione della presentazione di una ricerca (qui, qui e qui) sul vissuto delle persone con sclerosi multipla e con autismo e dei loro familiari.
E sono affermazioni purtroppo confermate da alcuni numeri, presi da un'inchiesta del «Sole 24 Ore»: l'Italia spende molto più della media dell'Europa a 15 per le pensioni (16,1% contro 11,7%), come gli altri nel totale del welfare (26,5% contro 26%) ma nettamente meno per la non autosufficienza: 1,6% contro 2,1%.
E ancora: dal 2008 al 2013 il Fondo per le politiche sociali precipita nelle tabelle del governo Berlusconi da 929,3 milioni di euro a 44,6. Quello per la non autosufficienza da 300 a 0: zero!
Ne scrive oggi sul Corriere (qui) Gian Antonio Stella.
Se non ci fossero le famiglie, lo Stato spenderebbe come minimo una sessantina di miliardi all'anno per farsi carico delle persone con disabilità. Da qui una domanda semplice: possibile che lo Stato non si accorga di quanto si fanno carico al suo posto le famiglie e non venga loro incontro?
Nei giorni scorsi, infine, quaranta famiglie di persone con disabilità grave e gravissima, che comporta una assistenza quotidiana, 24 ore su 24, per 365 giorni l’anno, per tutti gli anni, hanno scritto (vedi qui) al Ministro Fornero, per chiederle di affrontare finalmente il problema del prepensionamento di chi assiste persone con disabilità con necessità di un care-giver 24 ore su 24.
Quaranta lettere in cui i genitori di questi ragazzi, raccontando la propria esperienza quotidiana, intendono riportare l'attenzione su un provvedimento che ha più volte iniziato il suo iter parlamentare senza mai vedere la luce, con decine di proposte di legge e la firma di centinaia e centinaia di parlamentari che dimostrano questa volontà parlamentare sempre mortificata e annullata da motivazioni di cassa