La politica del rinvio


Abbiamo un Governo ormai incapace di assumere qualunque decisione.

La maggioranza è troppo debole e confusa per segnare una linea netta, ogni scelta diventa un compromesso al ribasso. Quel che è accaduto ieri in consiglio dei Ministri rappresenta plasticamente una coalizione che balbetta senza sosta: sull'emergenza rifiuti a Napoli si è spaccata, con il voto esplicitamente contrario della Lega al decreto sollecitato anche dal presidente della Repubblica. E sulla manovra economica ha rinviato di fatto ogni risoluzione al 2014: quando l'attuale Parlamento sarà ormai scaduto.

La prima parte della manovra, dedicata al contenimento dei costi della politica, salva la "casta", dato che i tagli sono rimandati alla prossima legislatura, "fatti salvi i diritti acquisiti", come ha detto il Premier.

Quanto alle misure di contenimento della spesa, lo stesso comunicato del consiglio dei ministri afferma che "le disposizioni non prevedono misure particolarmente severe per gli anni 2011 e 2012, proiettando gli interventi necessari al perseguimento degli obiettivi negli esercizi 2013 e 2014".

Un rinvio bello e buono delle decisioni necessarie ORA per il nostro Paese. Un rinvio segno dell'incapacità della maggioranza di avere la forza per prendere, ormai, qualunque decisione utile per il Paese. Siamo governati da un esecutivo condizionato dalle sue debolezze e da una alleanza che si sente precocemente esausta. Come se avvertisse in anticipo la fine della legislatura.

"Non abbiamo messo le mani nelle tasche degli italiani", ha detto Berlusconi preoccupato di non peggiorare il suo tasso di popolarità. In questo caso, però, non le ha messe per togliere ma neanche per aggiungere. Tutto è rinviato, tutto appartiene al futuro.

E intanto la disoccupazione giovanile aumenta, il costo della benzina aumenta, le bollette di luce e gas aumentano...

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