Giù le mani dal referendum!


Dopo il nucleare l'acqua.

Il governo apre alla possibilità di un secondo intervento legislativo ad hoc, per bloccare sul filo del traguardo anche il referendum sulla privatizzazione delle risorse idriche.

Lo ha detto chiaramente il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani a Radio Anch'io: "Su questo tema, di grande rilevanza, sarebbe meglio fare un approfondimento legislativo".

Pur in assenza del referendum sul nucleare, i solerti curatori del benessere del presidente del Consiglio si sono accorti che rimane il rischio che il tema dell'acqua porti comunque i cittadini alle urne, renda possibile il raggiungimento del quorum e, quindi, trascini al successo anche il referendum sul legittimo impedimento.

Da qui il tentativo di far fuori anche i referendum sull'acqua pubblica, che hanno ottenuto le firme di un milione e quattrocentomila cittadini. Una straordinaria mobilitazione che chiede l'uscita dell'acqua dal mercato e dei profitti dall'acqua e che vuole la tutela condivisa di un bene comune essenziale e di un diritto universale.

Occorre mobilitarsi perché il quorum sia raggiunto, si voti su uno, due, tre o quattro quesiti. Bisogna difendere il diritto dei cittadini a far sentire la loro voce, quale che sia l'opinione di ciascuno.

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