Fosse Ardeatine, 67 anni dopo

Il pomeriggio del 24 marzo 1944, a partire circa dalle ore 14 a Roma, presso la cava di via Ardeatina nella zona della via Appia Antica, ebbe inizio il massacro di 335 innocenti italiani, prelevati dalle carceri romane.

Un’esecuzione sommaria decisa come atto di rappresaglia dal comando tedesco per l’azione partigiana che, il giorno prima, in via Rasella aveva colpito una compagnia del battagliane “Bozen” delle SS.

L’eccidio delle Fosse Ardeatine, per la sua spietatezza, per l’alto numero di vittime militari e civili, per la scelta di uccidere oltre dieci italiani per ogni tedesco morto, è diventato uno dei simboli delle rappresaglie naziste in Italia durante l’occupazione. La fucilazione di dieci ostaggi italiani per ogni tedesco ucciso fu ordinata personalmente da Hitler e la scelta delle vittime cadde su prigionieri di religione ebraica oppure membri della resistenza, antifascisti o, in alcuni casi, detenuti comuni.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, deponendo una corona di alloro al mausoleo, ha ricordato l'orrore: "questa vicenda delle fosse Ardeatine è forse la più emblematica della ferocia che assunse la presenza nazista in Italia".

Il Papa, visitando oggi le Fosse Ardeatine, ha detto che "ciò che qui è avvenuto il 24 marzo 1944 è offesa gravissima a Dio, perché è la violenza deliberata dell'uomo sull'uomo"

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