Fiat: sì agli investimenti, no agli strappi sulle regole
Fabbrica Italia prospetta importanti potenzialità di lavoro, reddito, qualità sociale per i territori direttamente interessati e per il nostro paese.
Gli investimenti previsti, in larga misura indefiniti ed incerti, sono preziosi, irrinunciabili, a Torino come a Pomigliano, tanto più in una fase di prospettive anemiche di crescita e di occupazione.
Sul piano delle regole della rappresentanza e della democrazia si compiono invece strappi ingiustificabili, mentre non si fa alcun passo avanti per la partecipazione dei lavoratori nell’impresa.
Non sono accettabili illusorie scorciatoie – quali la fuoriuscita dal sistema confederale di rappresentanza – volte a negare diritti di rappresentanza ai sindacati che, attraverso il voto e gli iscritti, nelle forme autonomamente decise dagli accordi interconfederali, rappresentano lavoratori.
Il conflitto sorto intorno alle vicende di “Fabbrica Italia” si sarebbe potuto ridimensionare in presenza di un governo impegnato a sostenere i profondi processi di ristrutturazione del settore automotive attraverso la politica industriale ed una visione strategica all’altezza del potenziale manifatturiero dell’Italia.
Invece, il Governo Berlusconi ha rimosso i programmi di politica industriale avviati dal Governo Prodi e si è dedicato ad alimentare la divisione tra le forze economiche e sociali.
Da ultimo, si è irresponsabilmente sottratto al compito politico di favorire l’innovazione delle regole della rappresentanza, della democrazia nei luoghi di lavoro e della partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche delle imprese.
Qui tutti i documenti del PD nazionale sull'accordo Fiat di Mirafiori