L'ora della responsabilità. E il futuro dell'Italia


Oggi tutti i commenti dei giornali (qui c'è una vasta rassegna stampa) concordano nell'evidenziare che la speculazione che da venerdì sta colpendo l'Italia deriva da tre ragioni: l'enorme massa di debito pubblico, la debolezza e l'incertezza della manovra, lo sfarinamento della leadership di Silvio Berlusconi, che non è più garante politico ed istituzionale di nulla.

E che ieri ha taciuto per tutto il giorno, non potendo dire nulla per ribaltare la situazione, dopo che per tre anni ha fatto finta che la crisi non ci potesse colpire.

L'Italia è un Paese troppo grande per fallire, ma troppo grande per poter essere salvato. Siamo palesemente un Paese esposto, e purtroppo senza guida.

Le opposizioni hanno raccolto l'invito alla responsabilità lanciato dal Capo dello Stato, anche in questa occasione vero faro per l'Italia.

La manovra può e deve essere approvata in fretta, anticipando parte delle misure che erano state posticipate, se il governo capisce la necessità di rispondere ai mercati.

Come dice oggi Romano Prodi, "va lanciato immediatamente il messaggio che c'è un Paese unito, capace di fare sacrifici e di costruire compatto il proprio futuro. Non ci sono alternative a questo approccio: deve emergere subito un messaggio di stabilità, di compattezza, di fiducia, condiviso da maggioranza e opposizione, assieme a tutte le istituzioni. Questo fa un Paese che festeggia i 150 anni di unità e continua insieme a costruirsi il domani".

Poi però, come scrive Ezio Mauro su Repubblica, "la responsabilità di fronte alla crisi deve portare a un nuovo governo, senza un leader costretto al silenzio perché sa di non essere credibile, come se fosse consapevole di una sorta di impeachment che si è costruito da solo, a forza di scandali".

Un'altra prospettiva per il futuro del nostro Paese, insomma. È ora di separare, finalmente, la biografia del Cavaliere da quella della nazione.

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