Di cosa parleremo questo autunno


Inizia l'autunno e tornano alcuni tempi politici. Con l'aiuto del sito de Il Post cerchiamo di capire quali saranno gli argomenti che terranno banco nei prossimi mesi.

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È arrivato settembre e insieme alle scuole ricomincia anche la politica: si tornerà presto a parlare di decreti legge, di referendum, di maggioranze, di elezioni e di voti di fiducia. Se non siete stati troppo attenti o se non vi ricordate più in che condizioni avevate lasciato il paese prima delle ferie, ecco otto cose di cui probabilmente sentirete ancora parlare nelle prossime settimane.

Il voto sullo Ius Soli
Lo Ius Soli è una nuova legge che qualora sia approvata permetterà ai figli di cittadini stranieri nati in Italia, o arrivati da bambini nel nostro paese, di ottenere la cittadinanza dopo aver completato un ciclo scolastico. Prima dell’estate era già stata approvata alla Camera e ora è in attesa di essere votata al Senato. Lo scorso luglio il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni rimandò la sua approvazione, dicendo che a causa delle resistenze da parte degli alleati centristi del governo al momento votare la legge sembrava impossibile.

Il voto sui vitalizi (ne abbiamo parlato ieri qui sul blog)
Come la legge sullo Ius Soli, anche il ricalcolo dei vitalizi dei vecchi parlamentari, la cosiddetta “proposta Richetti” dal nome del deputato del PD Matteo Richetti, rischia di non essere approvata. La legge, approvata lo scorso luglio alla Camera, prevede di “ricalcolare” con metodo contributivo le pensioni dei vecchi parlamentari che si sono ritirati quando erano ancora in vigore le generose regole retributive del passato. La proposta toccherà 2.600 parlamentari o loro familiari e comporterà in media una riduzione del 40 per cento dell’assegno pensionistico che passerà da 56.830 euro annuali a 33.568 euro. Lo Stato dovrebbe risparmiare circa 70 milioni di euro l’anno grazie a questa operazione.

Le elezioni regionali in Sicilia
Il prossimo 5 novembre si voterà in Sicilia e sarà l’ultima votazione importante prima delle elezioni politiche del 2018. Per questo motivo, giornalisti e commentatori considerano le regionali siciliane una sorta di “prova generale” delle elezioni politiche, sia per quanto riguarda le alleanze con cui si presenteranno i vari partiti, sia per misurare i loro consensi.

Il referendum in Veneto e Lombardia
Il prossimo 22 ottobre in Veneto e Lombardia si voterà per un referendum in cui verrà chiesto ai cittadini se vogliono che la giunta regionale faccia richiesta allo Stato per ottenere maggiore autonomia. L’esito del referendum non è vincolante e sulla procedura di concessione di maggiore autonomia l’ultima parola spetta al governo. Per fare richiesta di maggiore autonomia, una possibilità prevista dall’articolo 116 della Costituzione fin dal 2001 (e mai invocata da nessuna regione), non è necessario fare un referendum e in molti hanno accusato i due presidenti di regione, Roberto Maroni e Luca Zaia, entrambi della Lega Nord, di usare denaro pubblico per un referendum che in realtà è una campagna elettorale della Lega Nord.

Il Comune di Roma e l’ATAC
La città di Roma continua a trovarsi in una complessa situazione politica e finanziaria. L’incognita più grande al momento sembra il futuro di ATAC, la società municipalizzata che si occupa di trasporto pubblico. Il primo settembre la società ha fatto richiesta di “concordato preventivo”, una procedura che serve a ottenere un po’ di respiro dai proprio creditori e che è considerata un passo prima del fallimento. ATAC ha 1,35 miliardi di euro di debiti, molti dei quali con il comune di Roma. Se in seguito al concordato il comune dovesse perdere questo credito, l’intero bilancio comunale rischia di saltare.

La legge di stabilità
Entro la fine dell’anno governo e Parlamento dovranno approvare la legge di stabilità, che serve a stabilire le modifiche alle spese dello stato per l’anno successivo. Al momento siamo ancora nella fase preliminare della stesura della legge, ma sono già emerse alcune tendenze. Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, sembrano intenzionati a portare avanti l’introduzione di un taglio strutturale dei contributi per le aziende che assumono lavoratori giovani. Nelle loro dichiarazioni degli ultimi mesi, entrambi hanno sottolineato la necessità di iniziare a fare interventi per le giovani generazioni, quelle che hanno subito maggiormente la crisi.

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