Le nuove consultazioni al Quirinale


Sono ore di profonda incertezza per il nostro Paese.

Ieri sera, al termine del nuovo giro di consultazioni (ne avevamo parlato qui), il Presidente Napolitano si è preso una pausa di riflessione, per decidere cosa fare.

Pesano, nella scelta, i tre NO sentiti nuovamente ieri: il NO del PdL ad un governo del Presidente, il NO fortissimo del Pd ad un accordo con il PdL, il NO su qualunque ipotesi da parte del Movimento 5 Stelle.

Si parla anche dell'ipotesi di un anticipo della scadenza del mandato del Presidente, con Napolitano pronto a dimettersi per lasciare ad un nuovo Capo dello Stato tutte le opzioni possibili, compreso lo scioglimento delle Camere.

Al termine del giro di consultazione le posizioni emerse sono le seguenti:

La posizione del Movimento Cinque Stelle
Il capogruppo al senato del Movimento 5 stelle Vito Crimi: “Abbiamo preso atto che alla conclusione delle consultazioni del primo mandato esplorativo dell’onorevole Bersani non ci sono le condizioni per una maggioranza politica. Noi abbiamo ribadito quel che abbiamo già detto nelle precedenti consultazioni. Vogliamo un governo a 5 stelle. Un governo che possa realizzare il suo programma: il reddito di cittadinanza, sostegno alle piccole e medie imprese e tagliare i costi della politica”. “Ribadiamo che non voteremo la fiducia a governi politici o pseudotecnici”.

La posizione di Scelta Civica
Andrea Olivero di Scelta Civica, dopo le nuove consultazioni con Napolitano, ha detto che «purtroppo la chiusura delle diverse forze politiche, improntata sia a interessi di parte che a chiusure ideologiche, sta impedendo di avere un governo stabile» e che Scelta Civica ha «espresso disponibilità e impegno per costruire grande coalizione tra le tre principali forze che in questi anni sono state disponibili a programma riformista, a patto che non diventi una grande contraddizione, per nascondere i problemi di ciascun soggetto in casa propria». Per questo la coalizione di Monti ha proposto a Napolitano «di avviare “esplorazioni” per verificare compatibilità programmatiche, entrare nel merito delle grandi questioni, per cercare possibilità concreta di convergenza».

La posizione del Popolo delle Libertà e della Lega Nord
«La nostra posizione è la posizione di sempre da quando si è conosciuto il risultato delle elezioni. Eravamo e siamo ancora disponibili a dare vita a un governo di coalizione cui partecipi il Pdl, il Pd, La Lega e Scelta Civica». Silvio Berlusconi, al termine della consultazione con il presidente della Repubblica, ribadisce le convinzioni della sua coalizione. Il leader del Pdl, giunto al Quirinale con Maroni, chiarisce che Pdl e Lega vogliono «un governo di larghe intese tra le forze responsabili e disponibili. Un governo assolutamente politico - spiega - visto anche l'esperienza negativa, direi tragica, del governo dei tecnici».

La posizione del Partito Democratico e di Sinistra Ecologia e Libertà
Enrico Letta ha ricordato che il Pd, con il mandato a Bersani, ha "proposto un governo centrato su obiettivi, per avviare la legislatura, sapendo che le ampie contrapposizioni, sottolineate dal presidente Napolitano, rendono non idoneo un governissimo tra le forze tradizionali. Non si risponderebbe così alla istanza di cambiamento che il Paese chiede. Abbiamo espresso fiducia e profonda gratitudine al presente, a cui non mancherà il nostro sostegno alle decisioni che prenderà".

Nichi Vendola, a nome di SEL, aveva detto che "La soluzione più idonea a traghettare l'Italia fuori dall'avvitamento e dal pantano è nel conferimento dell'incarico a Bersani, a chi ha incarnato con coraggio la necessità di un dialogo con la domanda di cambiamento, che è così prorompente nel Paese e si è espressa nelle urne. Riteniamo interdetta qualunque possibilità di immaginare un governo di larghe intese. Il Pdl non è un alleato possibile".

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Sono stati molti i commenti più o meno autorevoli alla giornata di ieri. Ve ne segnaliamo uno in particolare, quello di  Antonio Elorza sul País ripreso dalla rivista Internazionale.

Secondo Antonio Elorza  il presidente della repubblica ha optato per la decisione più corretta dal punto di vista istituzionale, che però è anche quella più sbagliata politicamente. Affidando l’incarico a Bersani ha indebolito il Partito democratico e rafforzato il Movimento 5 stelle e il Popolo delle libertà.

“Incaricando Bersani di trovare alleati per formare il governo, Giorgio Napolitano è caduto nella vecchia sindrome di Togliatti e di tanti altri leader comunisti, che consiste nell’optare sempre per soluzioni apparentemente realistiche, che corrispondono alle relazione di potere esistenti, trascurando le esigenze di cambiamento”.

Secondo Elorza, il tentativo di Bersani è stato un cammino verso il calvario in cui l’immagine già compromessa del Pd non ha fatto che peggiorare, sia all’interno del paese che a livello internazionale. Il fallimento di Bersani, cioè, potrebbe provocare la fine di una forza politica che nonostante i suoi limiti era l’unica che poteva scongiurare due ipotesi sinistre: il ritorno di Berlusconi e la dittatura attraverso la rete di Grillo e Casaleggio.

“Tutto sarebbe stato diverso se Bersani si fosse presentato in parlamento con una squadra e un programma di governo riformatore e ragionevole. Un programma che includesse gli otto punti di cui ha parlato nelle settimane scorse”. In quel caso, secondo Elorza, Berlusconi e Grillo sarebbero stati costretti ad assumersi pubblicamente le responsabilità di un rifiuto.

DoppiaM

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