Terra rubata. Viaggio nell’Italia che scompare


Qui, prendendo spunto dell'affare Decathlon, vi abbiamo raccontato della proposta del geografo e urbanista del Politecnico di Milano Arturo Lanzani, che delinea una serie di misure che il governo Monti, qualora lo volesse, potrebbe intraprendere per catturare una quota della rendita fondiaria e per «salvare il suolo» sintesi di natura e storia e base materiale del nostro paese.

L'argomento è molto dibattuto; domenica sera “Presa diretta” di Iacona su Raitre, ha mostrato come e quanto l’edilizia, cave e discariche fagocitino colline e pianure.

Ora conferma il disastro un dossier promosso dall’università dell’Aquila con il Wwf Italia, la Bocconi di Milano, l’Osservatorio per la biodiversità della Regione Umbria e reso pubblico dal Fai con il Wwf: 

Il rapporto investe 11 regioni e si intitola “Terra rubata. Viaggio nell’Italia che scompare”. Sforna quei numeri appena citati e calcola che cemento e mattone in Italia inghiottiranno nei prossimi 20 anni 600mila ettari, ben 75 ettari al giorno, sancendo il tramonto del cosiddetto “bel paese” dove, come accade nelle campagne venete, è impossibile camminare a lungo senza imbattersi in capannoni.

Contro il dissesto anche le due associazioni propongono nuove strategie illustrate in una “Road Map” in 11 punti.

Tra questi:
1) censire l’abusivismo edilizio a livello comunale per contrastarlo in modo mirato;
2) limitare l’urbanizzazione nei nuovi piani paesaggistici mettendo una moratoria alle nuove costruzioni; permettere un cambio di destinazione d’uso (per esempio il classico passaggio speculativo da terreno agricolo a edificabile) solo se rispetta l’ambiente e ci sono le condizioni di trasporti pubblici e viabilità;
3) estendere da 300 a 1000 metri dalla linea di battigia il margine di salvaguardia delle coste (non è impossibile, lo aveva fatto la precedente giunta sarda); difendere i fiumi (e le persone) abbattendo e spostando gli edifici dalle zone a rischio idrogeologico; obbligare chi inquina a bonificare, a spese sue e non della collettività, senza poi ricompensarlo con licenze per costruire.

Come Arturo Lanzani  anche, Fai e Wwf lanciano delle proposte al governo Monti e al ministro per i beni culturali Ornaghi, fiduciosi di trovare più ascolto di quanto non avrebbero avuto dai vari Bondi e Berlusconi. 

Proposte concrete, anche drastiche, 
motivate dall’urgenza di intervenire. 

Sopra le abbiamo sintetizzate, qui sotto le elenchiamo così come le hanno riassunte le due associazioni, punto per punto. 

Leggi la road map di FAI e WWF sul sito de L'Unità

DoppiaM

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