La decisioni del Governo e i vuoti di memoria della Lega


Con 495 voti favorevoli, 88 contrari e quattro astenuti, la Camera ha votato la fiducia alla manovra economica che il governo di Mario Monti ha presentato per togliere l’Italia dal “fronte più esposto” della crisi che imperversa in Europa e nel mondo, cioè dall’orlo del baratro dove l’avevano condotta l’incapacità di governare e le idee sbagliate di Bossi e di Berlusconi.

L’intervento messo a punto da Monti e dai suoi ministri presenta diversi punti dolenti; non pochi sono stati corretti grazie all’intervento parlamentare del Pd, che ha detto sì alla manovra per salvare il paese, ma non smette di indicare i punti sui quali continua la sua battaglia, a cominciare dal trattamento da riservare ai lavoratori precoci (“agli operai entrati in fabbrica a 15 anni l’Italia deve pur dire grazie”, ha detto Bersani) e dalle liberalizzazioni.

In questi giorni è emersa in tutta la sua evidenza la pochezza di un partito come la Lega, che ora cerca di speculare sulle difficoltà di approvare provvedimenti difficili per riconquistare il consenso perso in tutti questi anni, nei quali è stata seduta sulle comode poltrone di "Roma ladrona" solo per tutelare gli interessi di Berlusconi.

Ha scritto ieri Michele Serra, nella sua Amaca su Repubblica:

Ma i deputati leghisti che sbraitano in Parlamento contro la manovra del governo, e se la passano da Paladini del Popolo, sono gli stessi deputati leghisti che fino a venti giorni fa hanno votato senza fiatare qualunque porcata, qualunque legge che tutelasse l’impunità e i profitti del loro alleato miliardario, e negli ultimi anni hanno permesso che la pressione fiscale aumentasse, gli enti locali si impoverissero, i servizi sociali diminuissero? Ma sì, certo che sono gli stessi.

Imbarazzanti nel ruolo di alleati di ferro
dell’uomo più ricco d’Italia,
imbarazzanti nella rinnovata veste
di rivoltosi a scoppio ritardato e di secessionisti rifatti.

Di tutti i partiti si può dire, con qualche forzatura malevola, che hanno per scopo la propria conservazione. Ma per la Lega questa è una verità al cubo: nell’affastellarsi concitato di fasi istituzionali e fasi rivoluzionarie, poltrone da ministro italiano e megafoni secessionisti, urla contro “Berlusconi mafioso” e cenette fraterne ad Arcore, retate di camorristi e pallottole ai giudici, provincialismo bonario e odio etnico allo stato puro, il solo elemento leggibile è l’avventura di un gruppo di vecchi amici che cercano, a qualunque costo, di rimanere a vita sulle prime pagine dei giornali e conservare qualche seggio a Roma. A cosa serve la Lega? Serve alla Lega

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