La lettera all'Europa: un libro dei sogni e misure pesantissime


L'Italia incassa la promozione dell'Europa
sul piano per rilanciare la crescita e blindare i conti pubblici.

Ma le istituzioni e i partner dell'Europa sono stati chiari: vanno bene le promesse, ma ora il piano va attuato. E hanno promesso una vigilanza costante, sulle promesse fatte da Berlusconi.

Il piano anti-crisi, illustrato da Berlusconi alla Ue, dissolve i sorrisi ironici di Sarkozy e della Merkel. Ma non risolve i problemi drammatici del Paese. Né sul fronte interno, né sul fronte internazionale.

In quelle undici cartelle (qui il testo integrale), riscritte completamente dall'Europa ieri pomeriggio (perchè la prima versione presentata da Berlusconi non andava bene), c'è infatti un compendio di intenzioni magnifiche e di provocazioni ideologiche, come fa notare oggi Massimo Giannini su Repubblica (qui). Anche il Corriere fa un'analisi critica della lettera (qui).

C'è l'elenco minuzioso delle solite "cose fatte" e puntualmente inattuate e la lista puntigliosa delle cose da fare e colpevolmente mai realizzate.

Le intenzioni magnifiche sono quelle più neutre per il consenso politico: il risanamento dei conti, il pareggio di bilancio nel 2013, la ricostituzione di "un avanzo primario consistente", la creazione delle "condizioni strutturali favorevoli alla crescita".

Peccato che questi obiettivi, alla luce di quanto è accaduto dal 13 aprile del 2008 in poi, non sono più credibili.

Non è credibile l'obiettivo di un abbattimento del debito pubblico al 112,6% del Pil nel 2014, dopo che in questi tre anni e mezzo il governo lo ha fatto crescere dal 113,7 al 120%. Non è credibile un avanzo primario al 5,7%, dopo che in questi tre anni e mezzo il governo lo ha polverizzato dal 3,8 allo 0,2%. Non è credibile, soprattutto, l'ennesimo "piano d'azione per la crescita", promesso alla Ue "entro il 15 novembre", dopo che Tremonti aveva annunciato il "tagliando alla crescita" il 7 settembre, varato il primo "decreto-scossa" il 2 febbraio e il secondo "decreto sviluppo" il 5 maggio.

Fiumi di parole, finti incentivi alle imprese, crediti d'imposta fasulli, semplificazioni di facciata, Piani Sud e Piani Casa venduti e rivenduti.

Dall'Europa, il Governo trae spunti per mettere in atto la parte più distruttiva delle richieste (la libertà di licenziare per le imprese), dimenticandosi però che le istituzioni comunitarie hanno anche suggerito misure positive (il diritto a veri sussidi di disoccupazione per i lavoratori), che il Governo non prende in considerazione.

Resta una domanda finale: quale Consiglio dei ministri tradurrà in decreti tutti gli impegni scritti sulla lettera? Quale Parlamento li tradurrà in legge?

Mentre il Cavaliere declamava il suo piano anti-crisi al direttorio europeo che l'ha ormai "commissariato", alla Camera la sua maggioranza si liquefaceva per la novantaquattresima volta dall'inizio della legislatura, su due provvedimenti minori.

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