Declassati
Questa notte, quando in Italia erano circa le due e mezza del mattino, l’agenzia Standard and Poor’s ha comunicato la decisione di tagliare il rating sul debito italiano, facendolo passare da A+ ad A.
Nel testo con cui l’agenzia motiva la sua decisione, si legge che la situazione politica e la fragilità del governo italiano “limitano la capacità di risposta dello Stato” alla crisi economica.
L’agenzia di rating sostiene come “le prospettive di crescita economica dell’Italia si stanno indebolendo. E ci aspettiamo che la fragile coalizione di governo e le differenze politiche all’interno del Parlamento continueranno a limitare la capacità del governo di rispondere in maniera decisa alle sfide macroeconomiche interne ed esterne".
Il comunicato si chiude in modo piuttosto minaccioso: “potremmo abbassare nuovamente il rating di lungo e breve termine”.
Le agenzie di rating sono società private che, al termine di studi e ricerche, forniscono giudizi – rating, appunto – su titoli obbligazionari e imprese. Semplificando, tali giudizi fanno riferimento all’affidabilità degli investimenti: un rating basso corrisponde a un rischio più alto e viceversa.
Si resta davvero senza parole a leggere la prima reazione del Governo: "Le valutazioni di Standard and Poor's sembrano dettate più dai retroscena dei quotidiani che dalla realtà delle cose e appaiono viziate da considerazioni politiche".
Secondo il Governo, quindi, la colpa è della stampa. Eppure il comunicato di Standard and Poor’s è chiaro: questo Governo non è in grado di risolvere i problemi.
Ma quando il "premier a tempo perso", preoccupato solo di "far girare la patonza", si accorgerà che il suo Governo sta facendo pagare all'Italia un prezzo elevatissimo, che mette in gioco il nostro futuro?