La ricreazione è finita

Per chi vive in un mondo di appartamenti a Montecarlo, di società offshore, di feste di partito, di simboli artificiali, come quello del sole padano, è probabilmente difficile immedesimarsi nei problemi di chi ha un solo appartamento con mutuo da pagare e la cui festa principale consiste nel vedersi riconfermato un lavoro precario.

Eppure questa è la situazione di milioni di italiani; e il loro numero, purtroppo, sta crescendo abbastanza rapidamente.

Quando rientreranno davvero nei loro luoghi di lavoro, i parlamentari e gli uomini di governo dovranno prima di tutto rendersi conto di aver sbagliato i conti nei lunghi mesi della loro ricreazione estiva: l'economia mondiale sta andando assai meno bene di quanto molti pensavano, e l'Italia è molto lontana dai livelli di produzione precedenti la crisi.

Questi problemi sono stati minimizzati o accantonati per mesi, o forse per anni; il suo segno più visibile è l'incapacità del governo e delle forze che lo sostengono di trovare un titolare per il ministero dello Sviluppo Economico, al quale competerebbe un ruolo chiave in un programma del genere.

Non c'è il programma, non c'è il ministro ma fioccano le assicurazioni che tutto va bene, che l'Italia è un Paese simpatico nel quale si vive egregiamente, che non ci dobbiamo preoccupare; e se un giovane su quattro non trova lavoro, può forse trovare un pasto gratis a qualche festa di partito, e i ricercatori universitari, dei quali di fatto si rischia di annullare un progetto di vita, possono sempre cercar fortuna all'estero.

Ai parlamentari che torneranno nelle loro aule deve essere detto fermamente, rubando l'espressione al generale De Gaulle e ponendola fuori contesto, che «la ricreazione è finita».

E certo gli italiani non si sono divertiti.

Mario Deaglio, oggi, su La Stampa (qui l'articolo completo)

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