C'è un Paese da salvare


In piena bancarotta politica, e a un passo dalla bancarotta finanziaria, l'Italia trova finalmente una via d'uscita. Non solo dal suo mercoledì nero, ma soprattutto dal suo Ventennio berlusconiano.

Grazie all'accelerazione impressa alla crisi dal presidente della Repubblica, il Paese evita quella che stava ormai diventando una suicida "via patriottica al default".

Al termine di una giornata drammatica per i nostri titoli di Stato e la nostra Borsa, a causa delle indecisioni del Governo nel presentare il testo della manovra e nella volontà di Berlusconi di prolungare l'agonia del Paese, Giorgio Napolitano è forse riuscito a scongiurare il pericolo.


Con due mosse perfette, per metodo e per merito: la nomina di Mario Monti a senatore a vita, trasformando il suo profilo tecnico in un profilo politico, e la chiarificazione che il tempo di Berlusconi è finito, e che non saranno tollerate perdite di tempo.

Il percorso ora è delineato con chiarezza: entro sabato la legge di stabilità sarà approvata, entro domenica rapide consultazioni, per presentarsi lunedì con un nuovo Governo. Con Mario Monti candidato al ruolo di Premier.

Un esito non scontato, solo poche ore prima: pensate che ancora ieri mattina il Ministro La Russa ipotizzava l'approvazione della legge di stabilità entro metà dicembre.

Il PdL intanto si sfalda, tra la prospettiva di "morire berlusconiani" o di salvare l'Italia; il PD conferma la sua preoccupazione per lo stato dell'Italia, la Lega vuole defilarsi, contando di recuperare così i consensi persi nell'inseguire Berlusconi.

Come scrive oggi Massimo Giannini su Repubblica, ci aspetta una lunga traversata nel deserto, fatta di sacrifici, di sudore e di sangue.

Ma ora che la svolta è vicina, dobbiamo sapere due cose.

La prima: nonostante tutto, l'Italia è un grande Paese che ha in sé le energie e le risorse per rialzarsi.
La seconda: la responsabilità più grande, del declino italiano di questi anni, pesa sulle spalle del Cavaliere.

Dobbiamo ricordarcelo, mentre ci accingiamo a consegnarlo,
finalmente, alla notte della Repubblica.

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