Un governo forte solo con i deboli
Meloni come al solito in Aula fa la debole con i forti e la forte con i deboli. Ha fatto attacchi da bulla un po’ a tutti, compresa Sea Watch. Quindi attacca chi salva le vite in mare mentre il suo governo per legge rende più difficile salvarle. Con loro alza la voce, invece non lo fa con Netanyahu, perché l’attacco alla missione Unifil e alle basi italiane è un attacco all’Onu e dunque al mondo. E non è soltanto inaccettabile come lei si limita a dire.
Non so se pensa di poter fermare Netanyahu con le telefonate anziché con atti concreti. Per questo noi chiediamo al governo di unirsi agli altri governi europei che stanno chiedendo l’embargo totale all’invio delle armi a Israele. Bisogna dare un segnale chiaro. Anche per questa ragione noi chiediamo all’Italia di fare come hanno fatto Spagna, Irlanda e Norvegia e di procedere al riconoscimento dello Stato palestinese. È un contributo a un percorso di pace, perché per la prima volta nella storia il governo di Netanyahu nega apertamente questa prospettiva.
Meloni ha poi detto che le manifestazioni pro Palestina alimentano l’antisemitismo. Noi l’antisemitismo lo abbiamo sempre contrastato in ogni sua forma, a differenza dell’organizzazione giovanile del suo partito, ma sia chiaro che criticare il governo di estrema destra di Israele, denunciare il massacro di palestinesi, l’attacco a Unifil e le occupazioni illegali, i ministri israeliani che armano la violenza dei coloni in Cisgiordania, non vuol dire essere antisemiti né mettere in discussione l’esistenza di Israele. Netanyahu vuole allargare il conflitto per preservare il potere.
A proposito di diritti umani: la prima nave della marina é partita per l’Albania con 16 migranti a bordo. Meloni dica quanto costa quel viaggio. Quegli 800 milioni si potevano mettere sulla sanità pubblica per accorciare le liste di attesa, invece li buttano per deportare migranti calpestandone i diritti, nonostante sia uscita la settimana scorsa una sentenza della Corte di giustizia europea che fa scricchiolare l’intero accordo con l’Albania. Quella sentenza infatti dice che non si può considerare sicuro un Paese se anche una sola sua parte non è sicura per qualsiasi categoria di persone. Se sulla nave di oggi ci sono degli egiziani, dobbiamo dedurre che per Meloni l’Egitto è un paese sicuro per tutti in tutto il suo territorio, come se non vi fosse stato torturato e ucciso Giulio Regeni e non fossero stati detenuti illegittimamente migliaia di egiziani?
Infine, sull’appello della premier ieri alla Camere per Raffaele Fitto vediamo come Giorgia Meloni, siccome non può ancora abolire le opposizioni, vorrebbe scriverne gli interventi. Noi non siamo come loro, noi valuteremo attentamente le audizioni di tutti i candidati commissari, Fitto compreso, ma da lei non prendiamo lezioni, perché lei chiamò la piazza contro Gentiloni e il suo partito votò contro la Commissione europea. Peraltro, Fitto non si presenta con il miglior biglietto da visita. Continuano a dire che siamo il Paese più avanti con l’attuazione del PNRR ma è un’altra bugia. L’Italia ha raggiunto il 37% dei suoi obiettivi e ci sono cinque Paesi che hanno fatto di più. E ora non dicono che dei 40 miliardi da spendere quest’anno ne sono stati spesi solo 10, e siamo a ottobre, con questo ritmo come pensano di spendere il 62% del Pnrr tutto nel 2026? C’è la propaganda e poi c’è la realtà. La vera partita per l’Italia, su cui Meloni non ha detto una parola, è quella di fare proseguire gli investimenti comuni europei ed è inutile che venga a darsi delle pacche sulla spalle da sola sul portafoglio offerto a Fitto perché non avremo più il portafoglio economico che dovrebbe dare impulso agli investimenti comuni, che i suoi alleati europei vogliono bloccare. Ci dica lei – conclude Schlein – se farà pressione sui suoi alleati per far proseguire gli investimenti comuni, perché è il presupposto necessario per un piano industriale europeo che serve innanzitutto ad accompagnare la manifattura italiana nella transizione ecologica e digitale.