Congresso Pd: la sfida è tornare a confrontarsi



Dobbiamo fare politica con il sorriso, ma non dobbiamo mai dimenticare che stiamo facendo una cosa terribilmente seria, ci dice Pasquale Stellato su Unità.tv.

Chi ben comincia è a metà dell’opera. Erano principalmente due i rischi da scongiurare in questo congresso: il primo, quello della conta fine a se stessa, del mero posizionamento di chi controlla pacchetti di tessere, di chi costruisce rappresentanza non su come affrontare nel merito i problemi, ma sulla fedeltà al capocorrente di turno. Il secondo, quello di evitare la partita dei fan, della visione manichea dei buoni contro cattivi, di chi ha la verità in tasca, insomma dei tifosi dell’aitante Renzi o del bel Ministro Orlando (il virile lo ha definito qualche brillante pagina Facebook).

La sfida è tornare a confrontarsi, anche a differenziarsi, su come interpretare riformismo e cambiamento nel nostro Paese, sulle contraddizioni dell’era della globalizzazione, nell’epoca delle diseguaglianze profonde e di un’ Europa sempre più in crisi e distante. Ma, alla fine, unire in sintesi virtuosa idee differenti per essere credibili, poi, agli occhi dei cittadini. 

C’è richiesta di buona politica, non di polemiche.

È questa la vera sfida di Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano. Oggi il punto centrale è l’armonia con cui l’intera comunità del partito democratico si muove dalla testa fino all’ultimo dei suoi iscritti. Si va verso una frammentazione che disgrega il nostro quadro politico, verso un proporzionale tanto funzionale ad uno schema tipo prima repubblica?

Bene, troviamo il coraggio di andare contro corrente. Uniamoci, ampliamo la nostra piattaforma programmatica, parliamo a pezzi diversi della società, con umiltà, dopo aver ascoltato le loro difficoltà. C’è una voglia straripante di partecipazione, di protagonismo di chi cerca una voce per dire la sua. Torniamo ad avere l’ambizione di essere quella voce.
Forse servirebbe un confronto vero tra tutte le forze progressiste mondiali, su come si trovano soluzioni coerenti e giuste per respingere l’avanzata delle destre nazionaliste.

Ma iniziamo da noi, come stiamo facendo. Così usciremo davvero più forti da questo congresso.
Personalmente ho deciso di sostenere Andrea Orlando, perché trovo la sua proposta più aderente a queste urgenze non più rinviabili, ma ho tanti amici che sostengono, con convinzione, Matteo Renzi, e a lui riconosco il coraggio e la forza della sua idea di riforma e cambiamento.

Questo congresso dovrà vederci pronti ad affrontare insieme la fase prossima, perché c’è bisogno di un grande Partito Democratico, plurale, ma che si differenzi su idee diverse e non su quanti fan abbia il bel ministro orlando o l’aitante Renzi. Dobbiamo fare politica con il sorriso, ma non dobbiamo mai dimenticare che stiamo facendo una cosa terribilmente seria, che ha connaturata in se stessa l’idea della responsabilità verso gli altri.

Dobbiamo, insomma, tornare ad essere all’altezza delle aspettative profonde che i cittadini italiani, nonostante difficoltà e limiti, ripongono nel Partito Democratico.”

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