Mappe



Mentre l'ordine esecutivo di Trump che blocca per 120 giorni il programma di accoglienza dei rifugiati e istituisce un divieto d’ingresso di 90 giorni per i cittadini di sette paesi a maggioranza musulmana (Iran, Iraq, Libia, Siria, Somalia, Sudan e Yemen)  scatena una battaglia legale, proteste e caos negli aeroporti da noi si discute di congresso.

Ilvo Diamanti, nella rubrica settimanale scritta per Repubblica, Mappe, ci aiuta a capire dove sta andando l'Italia.


In meno di due mesi è cambiato molto, se non tutto, nel sistema politico italiano.

Quantomeno, sono cambiati il percorso e le destinazioni che lo orientavano. Fino a pochi mesi fa si marciava verso un bicameralismo, finalmente, imperfetto. Con un Senato ridimensionato. Con poteri limitati. A sostegno di una democrazia maggioritaria e "personalizzata", per effetto dell'Italicum, una legge elettorale a doppio turno. Che, nella versione originaria, prevedeva un ballottaggio fra i primi due partiti, nel caso, probabile, che nessuno superasse la soglia del 40% al primo turno. Si trattava della soluzione finale del percorso "renziano". 

Passato attraverso la "personalizzazione" del Pd e del governo. Ma negli ultimi due mesi questo "viaggio" si è interrotto. Complicato da due incidenti. Anzitutto: la bocciatura del referendum, che ha mantenuto il Senato. E, dunque, il bicameralismo. Così com'è adesso. Poi, è giunta la sentenza della Corte Costituzionale, che ha emendato l'Italicum, dichiarando illegittimo il ballottaggio. Così, se oggi si votasse, come auspicano alcuni leader e alcuni partiti, ci troveremmo (troveremo?) in una prospettiva, a dir poco, confusa. Senza maggioranze né leadership precise. Perché questi passaggi a vuoto hanno complicato - se non compromesso - il progetto renziano della personalizzazione dei partiti e del governo. 

D'altronde, Matteo Renzi, per primo, è stato "sconfitto", insieme al referendum. Un referendum, peraltro, senza "vincitori". Perché mentre i Sì sono, in larga misura, riconducibili al Premier (precedente), i No avevano - e hanno - molti volti. Molti riferimenti politici. Largamente incompatibili. In altri termini, il referendum ha espresso una larga maggioranza anti-renziana. Ma la minoranza renziana appare, senza dubbio, la più coerente e identificata. E, in una competizione proporzionale, in un Parlamento con due Camere senza maggioranze chiare e omogenee, la minoranza renziana rischia di risultare maggioritaria. 

Comunque, il soggetto maggiormente dotato di capacità coalizionale, in un contesto politico e istituzionale che imporrà mediazioni e alleanze, dato che non si vede un partito in grado, da solo, di superare il 40% dei voti al primo turno.

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