Perchè la ministra Kyenge fa così paura agli Italiani?


Raramente si è visto nel panorama politico Italiano un ministro capace di attirare l'odio su di se, ed in così poco tempo come è accadato al ministro dell'integrazione Cécile Kyenge.
Abbiamo avuto ministri accusati di frode fiscale, ladri consumati, semplici affabbulatori di aria fritta, ma nessuno ha mai dovuto sopportare quello che è il trattamento dedicato alla neoministra.
Colpita duramente anche dai propri colleghi.
Cominciò la consigliera leghista di Padova Dolores Valandro, scrivendo su facebook:
  “Ma mai nessuno che se la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato? Vergogna”.
Ha continuato Roberto Calderoli paragonandola ad un orango, come ben ricordiamo. Per finire con vicesindaco del Pdl di Diano Marina, che l'ha paragonata ad una prostituta, scrivendo:  “Se becco la Kyenge…il fatto è che non frequento di notte il rettilineo di Ceriale”, zona nota della zona per certe frequentazioni. 
Ma basta scorrere le bacheche dei nostri contatti su facebook, se coltiviamo la curiosità per le devianze del genere umano, per scorgere spesso messaggi dello stesso tenore.
Cosa succede quindi agli Italiani, che si scoprono così radicalmente razzisti? Secondo il centro di ricerca World Values ​​Survey, che ha raccolto dati tra il 2005 e il 2007, l’11,1 per cento degli italiani dice di non volere vicini di casa di una razza diversa dalla propria, contro il 4,9 per cento dei britannici.
Numeri che segnano il passo di un paese che sta cominciando seriamente adesso a fare i conti con l'immigrazione, adesso che una seconda generazione si va integrando nel nostro humus culturale. Il giocatore più in vista della nostra nazionale è Mario BalotelliOgbonna è una delle riserve della difesa, ma più di ogni altra cosa, nelle classi frequentate dai nostri figli, davvero miste, in cui si realizza quell'integrazione reale che molto spesso manca nella società. 
L'aspetto sicuramente più controverso per quanto riguarda il ministro Kyenge è la proposta per la riforma dell'integrazione che prevederebbe l'introduzione dello ius soli, secondo il quale la cittadinanza debba essere legata alla nascita sul suolo italiano, e non dai legami di sangue. Una riforma che renderebbe più facile per i figli degli immigrati acquistare la cittadinanza, ma che sarebbe un atto di civiltà per quei ragazzi che pur avendo vissuto per tutta la vita in Italia, avendone assimilato la cultura, non possono definirsi tali, con tutto ciò che questo comporta. 

Una legge criticabile, certo, ma che non rende degni gli Italiani degli atteggiamenti mostrati nei confronti della ministra.

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