Aumenta la violenza sulle donne


Il quotidiano La Stampa ha approfondito i dati relativi alla violenza sulle donne, presentati nei giorni scorsi dall'osservatorio del Telefono Rosa.

È quasi sempre tra le mura domestiche, nel rapporto con il marito o il convivente o l’ex, e avviene sempre di più davanti ai figli, testimoni atterriti che poi a loro volta potranno diventare carnefici.

La violenza sulle donne è un fenomeno che in Italia non diminuisce e si connota sempre più come violenza fisica: a testimoniarlo, le 124 donne ferocemente uccise nel 2012 in nome di un «amore» malato e assassino. La violenza fisica aumenta dal 18% al 22%: ma questa non è mai sola poiché la violenza psicologica, le minacce e la violenza economica sono altri comportamenti ad essa connessi. La dipendenza economica risulta un fattore determinante sia nell’espressione della violenza di genere attraverso forti restrizioni economiche e una totale gestione del denaro da parte del partner, sia nel rendere ancora più faticoso, se non impossibile a volte, l’allontanarsi, per la donna, dal contesto violento.

I dati annuali dell’Osservatorio del Telefono Rosa, presentati a Roma, confermano che il tragico volto della violenza sulle donne non cambia. L’autore è il marito (48%), il convivente (12%) o l’ex (23%), un uomo tra il 35 e i 54 anni (61%), impiegato ((21%), istruito (il 46% ha la licenza media superiore e il 19% la laurea). Non fa uso particolare di alcol o di droghe (63%). Insomma, un uomo «normale». Così come normale è la vittima: una donna di età compresa fra 35 e 54 anni, con la licenza media superiore (53%) o la laurea (22%); impiegata (20%) o disoccupata (19%) o casalinga (16%), con figli (82%). La maggior parte delle violenze continuano ad avvenire in casa, all’interno di una relazione sentimentale (84%), in una famiglia «normale».

Inoltre la preoccupazione di non poter sostenere economicamente i propri figli diventa la catena che costringe la donna a rimanere nella violenza e, soltanto quando sono i figli stessi ad interporsi tra la madre e il violento nel tentativo di difenderla o quando vengono direttamente coinvolti nelle azioni violente, la donna trova la motivazione e il coraggio di rischiare e fuggire. La situazione si aggrava nel caso di convivenza (arrivata oggi al 37%) anche per la mancanza di leggi che la tutelino. Sale dal 13% al 18% la percentuale di donne che ammettono la debolezza come motivazione che le ha spinte per anni (1-5 anni: 35%, dai 5 ai 20 anni: 34% e oltre i 20 anni: 12%) a sopportare la situazione di violenza: finalmente la donna inizia a riconoscere i danni su se stessa della violenza vissuta. Durante le consulenze le donne affermano di essersi accorte che la perdita di autostima e l’insicurezza che provano sono diretta conseguenza di anni di vessazioni e umiliazioni subite. Diminuisce anche dal 14% all’11% la convinzione di tollerare la violenza per amore.

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DoppiaM

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