Noi vogliamo più Europa
"Il Pd è l’unico partito che ha una chiara collocazione europea, all’interno dell’Alleanza dei socialisti e dei democratici. Monti dice che non fa parte del Ppe. Il Ppe dice che non vuole Berlusconi e però non arriva alle debite conclusioni. Grillo, Ingroia non hanno riferimento. Appare chiaro che la nostra è l’unica proposta di governo credibile anche perché è l’unica incardinata sul terreno di una politica europea."
Cosi Pietro Virtuani neo segretario del Pd Brugherese a commento della visita a Berlino del Segretario del PD Pier Luigi Bersani presso il German Council on Foreign Relations.Maria Antonella Procopio dalle pagine del sito del Partito Democratico ci racconta la visita del Segretario dei democratici
Il leader PD ha sottolineato che "l'Europa ha allargato i mercati e per questo l'Italia deve lavorare per raggiungere l'Europa massima possibile e non per convivere con quella minima indispensabile. Tutti chiedono più Europa. E' finito il tempo con cui i grandi attori globali preferivano avere a che fare con ciascun paese europeo. Dunque nessuno, oggi, può desiderare che la piattaforma europea economica e industriale, il vasto mercato interno si possano indebolire o disgregare.
L`Italia - ha ricordato Bersani - è sempre stata, fin dalle origini, un Paese fortemente europeista, pronto più di altri, specie nei momenti difficili, a rinunciare a qualcosa di sé pur di fare avanzare la costruzione comune. Ma l'europeismo tradizionale è assediato da fenomeni populisti che rimettono in discussione l'integrazione e in questo anche l'Italia ha le sue responsabilità. Berlusconi è stato protagonista di una lunga fase di governo caratterizzata da un populismo che scherzava col fuoco dell'antieuropeismo e che ha bruciato in parte la credibilità del nostro Paese.
L'Italia in quella fase non ha approfittato come ha fatto la Germania degli enormi vantaggi scaturiti dall'arrivo dell'euro e ha sprecato anni importanti - ha spiegato Bersani- non facendo le riforme necessarie, in questo modo si è trovata vulnerabile all'arrivo della tempesta".
Parlando delle misure per l'Europa assunte dal governo tecnico, Bersani ha commentato: "Il governo Monti è stato lealmente sostenuto da noi in Parlamento nonostante le insofferenze della destra, è stato spesso migliorato nei contenuti della sua azione ed è stato spiegato pazientemente ai cittadini, che soffrivano la durezza delle misure, la necessità delle stesse, evitando così quelle tensioni sociali che si sono viste altrove.
Stabilità, rigore e completamento del mercato, proseguiranno - ha aggiunto - ma non sono sufficienti se non riparte una strategia di investimenti e di crescita su scala continentale. Voglio fare un'affermazione impegnativa a fronte di una strategia comune a favore degli investimenti e del lavoro, siamo pronti a costruire ulteriori corresponsabilità sui bilanci nazionali, a stringerci su una verifica reciproca dei bilanci nazionali".
Sui processi di riforma a livello europeo, il leader democratico è moderatamente ottimista: "Il momento peggiore della crisi è sicuramente passato ma non sono sicuro che questo lungo calendario ci metta al riparo da crisi future. La strada è ancora lunga: nel 2013 la recessione sarà ancora di un punto e la crescita positiva ci sarà solo nel 2014. Sono numeri che si commentano da soli e che indicano già un percorso: sappiamo di dover garantire l'impegno per la stabilità e sappiamo di dover proseguire e rafforzare il cammino delle riforme".
Bersani ha concluso con un monito: "Il PD propone la strada degli Stati uniti d'Europa perchè è necessario consentire di liberare risorse nazionali per investimenti concordati con i vertici europei, in quanto crescita e occupazione non sono un lusso da rinviare a domani".
Il leader PD ha sottolineato che "l'Europa ha allargato i mercati e per questo l'Italia deve lavorare per raggiungere l'Europa massima possibile e non per convivere con quella minima indispensabile. Tutti chiedono più Europa. E' finito il tempo con cui i grandi attori globali preferivano avere a che fare con ciascun paese europeo. Dunque nessuno, oggi, può desiderare che la piattaforma europea economica e industriale, il vasto mercato interno si possano indebolire o disgregare.
Il racconto del viaggio di Bersani a Berlino - Anteprima di Stefano Cagelli
L`Italia - ha ricordato Bersani - è sempre stata, fin dalle origini, un Paese fortemente europeista, pronto più di altri, specie nei momenti difficili, a rinunciare a qualcosa di sé pur di fare avanzare la costruzione comune. Ma l'europeismo tradizionale è assediato da fenomeni populisti che rimettono in discussione l'integrazione e in questo anche l'Italia ha le sue responsabilità. Berlusconi è stato protagonista di una lunga fase di governo caratterizzata da un populismo che scherzava col fuoco dell'antieuropeismo e che ha bruciato in parte la credibilità del nostro Paese.
L'Italia in quella fase non ha approfittato come ha fatto la Germania degli enormi vantaggi scaturiti dall'arrivo dell'euro e ha sprecato anni importanti - ha spiegato Bersani- non facendo le riforme necessarie, in questo modo si è trovata vulnerabile all'arrivo della tempesta".
Parlando delle misure per l'Europa assunte dal governo tecnico, Bersani ha commentato: "Il governo Monti è stato lealmente sostenuto da noi in Parlamento nonostante le insofferenze della destra, è stato spesso migliorato nei contenuti della sua azione ed è stato spiegato pazientemente ai cittadini, che soffrivano la durezza delle misure, la necessità delle stesse, evitando così quelle tensioni sociali che si sono viste altrove.
Stabilità, rigore e completamento del mercato, proseguiranno - ha aggiunto - ma non sono sufficienti se non riparte una strategia di investimenti e di crescita su scala continentale. Voglio fare un'affermazione impegnativa a fronte di una strategia comune a favore degli investimenti e del lavoro, siamo pronti a costruire ulteriori corresponsabilità sui bilanci nazionali, a stringerci su una verifica reciproca dei bilanci nazionali".
Sui processi di riforma a livello europeo, il leader democratico è moderatamente ottimista: "Il momento peggiore della crisi è sicuramente passato ma non sono sicuro che questo lungo calendario ci metta al riparo da crisi future. La strada è ancora lunga: nel 2013 la recessione sarà ancora di un punto e la crescita positiva ci sarà solo nel 2014. Sono numeri che si commentano da soli e che indicano già un percorso: sappiamo di dover garantire l'impegno per la stabilità e sappiamo di dover proseguire e rafforzare il cammino delle riforme".
Bersani ha concluso con un monito: "Il PD propone la strada degli Stati uniti d'Europa perchè è necessario consentire di liberare risorse nazionali per investimenti concordati con i vertici europei, in quanto crescita e occupazione non sono un lusso da rinviare a domani".