Quando si dice la coerenza...



Dunque ieri Formigoni ha ufficializzato quello che si sapeva da giorni: molla Albertini, dopo avere sostenuto in tutti i modi che mai avrebbe consentito la vittoria di Maroni e della Lega.

In cambio di cosa? Lo scopriremo nei prossimi giorni, anche se è chiaro che in ballo ci sono posti sicuri per il prossimo Parlamento.

"Nessuna retromarcia, nessuna ambiguità e nessun balletto", ha detto il governatore lombardo uscente ieri in conferenza stampa. Naturalmente i due messaggi su twitter che abbiamo pubblicato qui sopra parlano chiaro, ma ce ne sarebbero tanti altri da pubblicare, che potete, ad esempio, trovare qui.

Sempre ieri, Formigoni, nel tentativo di giustificarsi, ha detto di avere inizialmente "suggerito al Pdl di conservare le alleanze tradizionali ma di candidare alla presidenza della Lombardia un moderato come Gabriele Albertini. Un progetto politico chiaro e forte sostenuto da ragioni che sono valide tutt'oggi perché continuiamo a sostenere che il Pdl non dovrebbe consegnare la Lombardia alla Lega Nord che già governa Veneto e Piemonte. La scelta più saggia sarebbe stata quella di mantenere l'alleanza con la Lega ma di assegnare la guida della regione a un uomo del Pdl".

Tutto è cambiato con il patto siglato tra Silvio Berlusconi e Roberto Maroni: "dopo l'accordo tra Pdl e Lega - ha osservato Formigoni - avremmo anche potuto proseguire nella nostra battaglia personalistica che avrebbe portato con certezza non alla vittoria di Albertini, ma a quella del centrosinistra".

Ma l'obiettivo di Formigoni e del suo bacino elettorale è quello di "impedire la vittoria del centrosinistra in Lombardia".

Scrive oggi sul Corriere Claudio Schirinzi che "Forse Formigoni non poteva fare altro, ma dopo essere stato mandato a casa dalla Lega, dopo aver teorizzato che il Pdl non poteva cedere la Lombardia al Carroccio, dopo aver sostenuto con toni ultimativi la candidatura di Albertini, ebbene, dopo tutto questo la prevedibile retromarcia ufficializzata venerdì non è un bel finale di partita (e forse di carriera) per il «governatore a vita»".

Sempre Schirinzi sostiene che "Formigoni dunque doveva scegliere fra perdere sostenendo un progetto politico in cui credeva o tentare di vincere con un progetto che non è il suo, cioè quello della Lega. Ieri ha spiegato che «l'obiettivo è impedire la vittoria del centrosinistra in Lombardia». È davvero un po' poco. Troppo poco".

Qui il resto dell'editoriale.

E' un tema interessante, quello che viene fuori da questa "giravolta" del Governatore lombardo, un tema che è oggetto anche della campagna nazionale e si sta facendo strada anche a Brugherio.

Mettersi insieme anche con chi non condivide la propria linea, pur di non far vincere gli altri. Una campagna contro qualcuno, non per qualcosa, quindi. Davvero un brutto modo di fare politica.

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