L'Italia e l'impegno per la riduzione dei gas serra
E' in corso di svolgimento, in questi giorni, a Doha, in Qatar, la conferenza sul clima, promossa dall'ONU. Partecipano alla conferenza circa 17.000 persone provenienti da 194 paesi.
L'obiettivo della conferenza è certamente quello di andare oltre Durban 2011, il summit sul clima dello scorso anno, che si era concluso con poche promesse per la tutela della salute del pianeta.
E che le cose da fare siano tante lo dimostrano anche i dati sulle emissioni di gas serra, diffusi durante la conferenza dall'associazione Germanwatch.
La classifica, basata sul Climate Change Performance Index, prende in considerazione quattro parametri: il livello delle emissioni, il trend delle emissioni nei principali settori (elettrico, industria, costruzioni, trasporti, abitazioni), l'uso di energia rinnovabile e l'efficienza energetica.
Sulla base di questi quattro indicatori, la Danimarca si piazza al primo posto, la Svezia al secondo e il Portogallo (che nella crisi non ha ceduto sulle politiche climatiche e ha investito sull'eolico) al terzo. Seguono Svizzera, Germania, Irlanda, Regno Unito, Malta, Ungheria.
E l'Italia?
L'Italia è in 21esima posizione, ma cinque anni fa in classifica era al 48° posto; il balzo in avanti deriva, dall'incremento delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica, data anche dagli sgravi fiscali per le ristrutturazioni delle case. Ma, per una parte, anche dalla recessione, che ha fatto scendere le emissioni.
Ora occorre quindi continuare su questa strada, che ha dato anche altri risultati interessanti, non solo in Italia. Infatti, tra il 1990 ed il 2001, sempre secondo i dati forniti in questi giorni, nei paesi dell'Unione Europea il PIL è cresciuto del 48%, a fronte di una diminuzione del 17,5% delle emissioni di anidride carbonica.
Questo chiedono anche gli ambientalisti, che peraltro contestano le scelte del Governo sul fronte ambientale, con il piano energetico nazionale che rischia, a loro parere, di non valorizzare la green economy.