Integrazione scolastica: quando le Province non fanno il loro dovere
Le Province, in queste ultime settimane,
lottano per la loro sopravvivenza.
Ma a volte fanno di tutto per non essere rimpiante.
Se pensiamo all'intuizione originale della nascita della Provincia di Monza, voluta non certo per i "cadreghini" politici, ma per il riconoscimento di una specificità della Brianza che si fonda non solo su parametri economici, ma sociali, storici e culturali, dobbiamo certo notare come la Provincia del centrodestra abbia perso moltissime occasioni per rendersi utile per i territori, perdendo di vista moltissimo del precedente lavoro svolto da Gigi Ponti.
Ma qui non vogliamo parlare di questo tema in termini generali; lo vogliamo fare con un esempio concreto, dei più "fastidiosi", tra l'altro.
Le Province sono competenti per l'attuazione degli interventi di integrazione scolastica per gli alunni con disabilità (non solo fisiche) che frequentano le scuole superiori. Una competenza chiara, ribadita più volte da numerose sentenze del TAR e del Consiglio di Stato.
Solo che molte Province fanno finta di nulla, non destinano risorse su questo genere di interventi, e "scaricano" sui Comuni anche il reperimento di fondi dal bilancio per questo tema.
In mezzo ci sono le famiglie e i ragazzi, che subiscono (e giustamente non comprendono) questo rimpallo di competenze tra enti locali.
La Provincia di Monza è una di quelle che fa finta di nulla e non si impegna. E che, di conseguenza, perde puntualmente i ricorsi al TAR, dovendo poi sborsare forse più soldi per difendersi, di quanti ne dovrebbe spendere per attivare il servizio richiesto.
L'Assessore provinciale di Monza "brilla", purtroppo, per questa strategia suicida, che però costa alle casse di tutti noi risorse economiche, al punto che anche giovedì prossimo il consiglio provinciale dovrà ratificare l'esistenza di un debito fuori bilancio.
Una scelta miope e profondamente ingiusta, che la maggioranza di centrodestra copre con il silenzio, salvo lodevoli eccezioni di singoli consiglieri, che da tempo chiedono di cambiare rotta.
Perchè si discute di persone, non di questioni economiche.
Ma l'Assessore è sordo e il Presidente Allevi tace imbarazzato, come ha raccontato ancora nei giorni scorsi l'Esagono, uno dei pochi giornali che sta seguendo con costanza la vicenda.
E a rimetterci, lo diciamo ancora una volta a conclusione di questo post, sono i ragazzi e le famiglie.