Le Paralimpiadi e la lezione di Londra
un momento della cerimonia di chiusura delle Paralimpiadi - da www.ilpost.it |
Ieri sera a Londra si è tenuta
la cerimonia di chiusura delle Paralimpiadi.
Acrobati, ballerini e sputafuoco hanno accompagnato l’evento eseguendo coreografie e giochi di luce. Hanno partecipato anche 120 bambini londinesi e diversi artisti con disabilità, oltre agli atleti che per due settimane si sono sfidati sui campi di gara per i giochi.
Come scrive La Stampa, Londra è riuscita a trasformare il "brutto anatroccolo" Paralimpiadi in uno splendido cigno.
2 milioni e 700 mila biglietti venduti per le gare, un incasso record di 45 milioni di sterline, stadi pieni come per le gare delle Olimpiadi.
Le Paralimpiadi hanno mostrato una straordinarietà dei gesti atletici, che si è mescolata è mescolata alla straordinarietà delle storie personali, da Alex Zanardi a Martine Wright, la britannica che perse le gambe negli attentati alla metropolitana di Londra e che ha rappresentato il suo Paese al sitting volley, senza dimenticare il sudafricano Achmat Hassiem e gli altri campioni italiani.
Stando a Stuart Cosgrove, uno dei responsabili di Channel 4, circa i due terzi dei partecipanti a un sondaggio svolto per l’emittente britannica hanno d’altra parte dichiarato che i giochi hanno «cambiato il loro approccio alla disabilità».
«È stato un viaggio incredibile. Ora la sfida è imparare da tutte ciò che di buono è accaduto a Londra 2012 e non perdere lo slancio», ha dichiarato Tim Hollingsworth, capo della British Paralympic Association.
Ai Giochi paralimpici, gli atleti italiani hanno vinto complessivamente 28 medaglie: 11 di bronzo, 9 d’argento e 9 d’oro; lo stesso numero di medaglie vinte alle Olimpiadi di agosto.
Ieri notte, alla Cerimonia di Chiusura, Lord Sebastian Coe, Gran Maestro dei Giochi, si è congedato con queste parole: «Le Paralimpiadi hanno avuto l’effetto di uno sciame sismico sulla vita dei cittadini britannici. E suppongo di tutto il mondo. Nessuno di noi guarderà più lo sport nello stesso modo».
Voleva dire, come scrive oggi Andrea Malaguti su La Stampa (qui) che abbiamo tutti una seconda vita davanti. Basta rifiutarsi di diventare uomini e donne senza energia che si lasciano trascinare dalla sorte.
Non è questa la lezione di Londra?