Se la crisi cancella una generazione
Non solo siamo «un Paese vecchio, con idee vecchie», come ha detto Cesare Prandelli ieri mattina, ma siamo anche tanto affezionati al mondo che abbiamo dietro alle spalle da spendere la maggior parte del nostro tempo nel rimpianto invece che nella voglia di futuro e di cambiamento.
Inizia così l'editoriale di oggi del direttore Mario Calabresi, su La Stampa, che parte dai dati di ieri dell'Istat e dalla conferenza stampa di ieri del Ct Prandelli.
Secondo Calabresi, "viviamo di nostalgia del passato, un passato spesso idealizzato e totalmente riscritto nella nostra memoria, mentre avremmo bisogno di un’operazione radicale che torni a inserire nelle nostre teste il sentimento opposto: la nostalgia del futuro, la fame di futuro".
L'editoriale è, in particolare, dedicato ai giovani.
Calabresi ricorda che "A lungo si è detto: è tempo di investire sui giovani, di scommettere sulle nuove generazioni, oggi basterebbe molto meno, basterebbe vederli, accorgersi che esistono".
E per farlo, sostiene il direttore, si devono battere per i giovani "quella generazione di padri, madri e nonni che ogni giorno li protegge, li tiene in casa, garantisce loro i soldi per l’aperitivo, le vacanze, la benzina e li difende in ogni momento".
La sfida più grande, quella che Mario Monti sintetizza nell’augurio che l’Italia diventi un Paese «prevedibile», diventa allora quella di essere coscienti della nostra forza e del nostro valore.
Qui tutto l'editoriale, da leggere, di Mario Calabresi.