L'assemblea nazionale del Partito Democratico


In programma oggi a Roma
l'Assemblea Nazionale del partito Democratico.

«Dalla parte dell'Italia, con responsabilità e fiducia», una riunione che forse acquisirà maggiore importanza di quanto si pensasse. Il Pd parlerà di alleanze ma non (non solo) nel senso stretto di accordi tra partiti. Mentre comincia a delinearsi quella che è stata chiamata «carta di intenti»

Andrea Tognotti, per il quotidiano Europa, ha provato a descrivere quello che potrebbe accadere oggi, durante l'assemblea.

Dalle parti del Nazareno il replay berlusconiano non ha suscitato particolare stupore. Bersani, ricordano i suoi collaboratori, ha sempre detto che lui è in campo, che ce lo troveremo ancora lì, che non si può pensare di non fare i conti con lui, che evidentemente ha lavorato molto per l'obiettivo della ennesima ricandidatura. Freddezza mista a scetticismo: e la barra non si sposta.

Lo confermerà l'Assemblea nazionale che si tiene a Roma, «Dalla parte dell'Italia, con responsabilità e fiducia», una riunione che forse acquisirà maggiore importanza di quanto si pensasse. Il Pd parlerà di alleanze ma non (non solo) nel senso stretto di accordi tra partiti. Mentre comincia a delinearsi quella che è stata chiamata «carta di intenti», una dichiarazione su cui cercare il consenso nell'area vasta del centrosinistra, un'area «attorno alla quale costruire il centrosinstra di governo per l'alternativa». Un discorso di apertura anche «ai moderati», una locuzione che - a questo i dem tengono molto - non si traduce sic et simplicitercon «Udc», perché può voler dire, più in generale, elettori non di centosinistra che rifiutano le avventure populiste.

Insomma, anche se domani non si apre la campagna elettorale, il Pd comincia a definire la propria fisionomia di governo - Berlusconi o non Berlusconi - diverso da Monti ma in continuità con politiche di «responsabilità» in tema di tenuta dei conti pubblici. Il tema, in sostanza, è: «Quel che faremmo al posto di Monti, quel che faremo dopo Monti». Scelte «non identiche ma in continuità». Di primarie non si parlerà, ma viene ribadito che «fanno parte del dna del partito», e lo stallo sulla riforma della legge elettorale non è nemmeno la causa principale del rinvio della discussione sulle regole: «Che ci sia o no il premio alla coalizione, una coalizione ci sarà perché non andremo certo in splendido isolamento...», è il ragionamento del leader. Solo che la coalizione dipenderà molto dalle risposte alla "carta d'intenti". Insomma, «prima bisogna stabilire il perimetro e poi decidere le regole con chi ci sta visto che saranno primarie di coalizione: se partecipano Vendola e Tabacci bisognerà chiedere anche a loro che ne pensano». In questo quadro è stata apprezzata l'intervista rilasciata ieri a Europa da Matteo Renzi, un po' per i suoi toni distensivi sui gazebo un po', forse, per i paletti messi a un'eventuale ricandidatura di Monti.

L'assemblea dem, sia pure molto rivolta all'esterno con un discorso che parte dalla situazione politica, registrando che «c'è ancora molta inconsapevolezza dei rischi che ancora ci sono», avrà comunque una coda in cui si potrebbero sciogliere i nodi posti da esponenti come Giuseppe Civati: limite dei tre mandati per i parlamentari, primarie per i parlamentari stessi, fissazione di una data certa per le primarie di coalizione. Si vedrà.

Tornando alle scelte politiche, stante che sulle considerazioni generali non c'è una vera opposizione alla linea del segretario, la contemporaneità della discussione parlamentare sulla spending review potrebbe essere un tema su cui vari mal di pancia potranno manifestarsi, suggerendo di non accettare tutto il pacchetto a scatola chiusa.

Qui per seguire i lavori.

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