L'Aquila a tre anni dal terremoto


Qui vi avevamo raccontato che L'Aquila,
a quasi tre anni dal terremoto, è una città ferma.

Oggi le inchieste, di Jolanda Bufalini per l'Unità e di Luisa Pronzato per il Corriere della Sera, affrontano due aspetti particolari della vicenda.

Luisa Pronzato ci racconta del fallimento delle "New town".

Come in gabbia, li vedi seduti dietro le sbarre del balconcino, oppure a misurare i passi nel loro piccolo spazio, gli anziani abitanti dei Progetto C.a.s.e. Qualcuna passeggia nei vialetti polverosi e poi scompare rifugiandosi dietro la porta. Non c’è nessun altro durante il giorno, non ci sono bambini a giocare. C’è il signor Ferdinando Moretti, artigiano termo-idraulico disoccupato, che rientra in casa con una piccola sporta della spesa e il giornale: «Non lavoro perché le ditte edili si portano i loro da fuori, pago il mutuo per una casa distrutta e i contributi per la pensione con l’aiuto dei figli, si è capovolto il mondo».

La solitudine afferra il cuore mentre cammini nel comprensorio di Bazzano, la signora Maria si affaccia in pigiama, ha messo una pianta a proteggere il suo piccolo spazio esterno. Parla volentieri per rompere la monotonia della sua doppia prigionia, il marito Pasquale è tetraplegico spastico a seguito di un incidente in bicicletta: «Avevo chiesto un alloggio a Coppito, vicino all’ospedale. La signorina mi rispose che se mi serviva la casa dovevo firmare, altrimenti rinunciare. Che potevo fare? Ma è stata durissima, l’ambulanza non arrivava fino alla porta e mio marito andava trasportato in lettiga, si è preso la polmonite».

Ora Maria ha avuto la notizia che la sua casa sarà abbattuta: «ci vorrà tempo, non so se riuscirò a vederla ricostruita». Le amiche di una volta sono sparse negli altri agglomerati a Coppito, Scoppito, Preturo, a decine di chilometri di distanza. «Mi mancano piccole cose come quella di bere un caffè insieme», dice.

Continua a leggere sul sito de l'Unità

Luisa Pronzato ci racconta invece di un progetto, Le (r)esistenti, il docu web che vedrete da domani sul sito del Corriere della Sera.

Arrivando dall’autostrada, L’Aquila la vedi bene. Il centro storico, la periferia e intorno le montagne. Il cratere è un paesaggio potente e struggente da quanto è bello. Dall’autostrada ti sembra tutto normale. Poi ti chiedi: com’è tutta questa gente all’autogrill che non ha l’aria di essere di passaggio? Avvicinandoti ti accorgi che L’Aquila non c’è più. E quando entri, l’entusiasmo della bellezza è sopraffatto dal silenzio dell’abbandono.
Dovrei raccontarvi di un progetto, Le (r)esistenti, il docu web che vedrete dal 6 aprile da queste pagine. Impossibile, però, parlare dell’Aquila senza emozioni. Almeno per chi c’è passato. È stato immediato essere coinvolte ascoltando Margherita che parlava di casa e nonna, della sorella Aida che è rimasta e della città prima del 2009 e di oggi. Eravamo davanti a un caffè a Milano. Il risultato è Le (r)esistenti che abbiamo prodotto come 27esima ora, decise a segnare un anno della nascita del blog con qualcosa che ci rappresentasse. Le donne dell’Aquila rappresentano la capacità di fare rete, di stare in equilibrio tra impegno difficoltà e leggerezza, di essere presenti nella vita sociale, nonostante tutto. Lo abbiamo fatto, pure noi giornaliste, ritrovando un modo di lavorare anomalo. Siamo partite in questa esperienza. E il Corriere della Sera con noi.

Continua a leggere sul sito de Corriere della Sera

DoppiaM

Post popolari in questo blog

Per la Casa di Comunità e un poliambulatorio funzionante

Va bene così?

Prosegue la raccolta firme per la sanità