Riforma del lavoro: il piano del Governo
Lunedì si aprirà la trattativa tra Governo e parti sociali sulla riforma del mercato del lavoro.
Oggi Repubblica anticipa il piano del Governo,
sul quale si sarebbe trovato un terreno di comune discussione
tra sindacati, ministri e imprenditori.
La filosofia è quella annunciata ieri da Mario Monti: "Dovremo ridurre la frammentazione dei contratti e far andare di pari passo la riforma del mercato del lavoro con quella degli ammortizzatori sociali".
Poche parole per dare il via libera al contratto unico di apprendistato e all'introduzione del reddito di disoccupazione, i due assi della riforma Fornero.
Ecco le linee principali del progetto.
IL CONTRATTO UNICO: accesso con tutele a tappe, poi niente licenziamenti
L'idea è quella di sostituire con un unico contratto gli attuali 48 censiti dall'Istat. Avrà due fasi: una di ingresso, che potrà durare, a seconda dei tipi di lavoro, fino a tre anni. E una seconda fase di stabilità, in cui il lavoratore godrà di tutte le tutele che oggi sono riservate ai contratti a tempo indeterminato.
TEMPO DETERMINATO: per i contratti a termine salario sopra i 25mila euro
Con il provvedimento allo studio invece sarà impossibile assumere a tempo determinato dipendenti per i quali viene corrisposto un salario inferiore ai 25 mila euro lordi annui (o proporzionalmente inferiore se la prestazione dura meno di dodici mesi). Naturalmente faranno eccezione i lavori tipicamente stagionali (come quelli agricoli o alcuni nelle località turistiche). Verrà messo un tetto anche ai contratti a progetto e di lavoro autonomo continuativo che rappresentino più di due terzi del reddito di un lavoratore con la stessa azienda. La riforma dovrebbe anche prevedere l'introduzione di un salario minimo legale stabilito da un accordo tra le parti sociali.
GLI AMMORTIZZATORI: verso il reddito minimo
Oggi sono di tre tipi: cassa integrazione ordinaria, cassa straordinaria e mobilità. L'obiettivo è quello di semplificare e tornare alle origini: con la cassa integrazione ordinaria che interviene solo per far fronte alle crisi cicliche e temporanee dei settori. Per le crisi strutturali e il sostegno a chi ha perso il lavoro dovrebbe invece intervenire il reddito minimo di disoccupazione.
Qui per l'approfondimento, da Repubblica