Gli italiani di lotta e di governo
Oggi, su Repubblica, Ilvo Diamanti pubblica interessanti dati
sulla situazione dell'Italia.
Viviamo strani tempi, scrive Diamanti: "tempi instabili e sussultori. Una settimana dopo l'altra, un giorno dopo l'altro: protestano tutti. Tassisti e camionisti, avvocati e farmacisti, benzinai e giornalai, operai e notai. Protestano i Padani e i Forconi. Oltre ai No-Tav... Non sorprende, quindi, che la maggioranza degli italiani, oltre il 56%, sia d'accordo con le manifestazioni e gli scioperi contro i provvedimenti del governo e le liberalizzazioni".
Allo stesso tempo, però, il Governo ottiene un consenso largo: quasi il 58% degli italiani giudica positivamente l'azione del governo Monti.
Come si spiegano questi dati, apparentemente in contraddizione?
E' lo stesso Diamanti a spiegarlo: l'attenzione all'interesse generale ci fa apprezzare Monti e le politiche del governo, comprese le liberalizzazioni, mentre l'interesse di categoria ci spinge a reagire con insofferenza.
Insomma, gran parte dei cittadini si rende conto che molte scelte di Monti sono obbligate e necessarie, anche se criticabili e migliorabili, ma ciò non impedisce agli specifici interessi e alle specifiche rivendicazioni - sociali, economiche e locali - di emergere ed esprimersi.
Lo stesso concetto lo esprime oggi, con la consueta efficacia, Massimo Gramellini nel suo Buongiorno sulla Stampa (qui).
Come suggerisce Diamanti, questa situazione è un forte richiamo alla politica, chiamata a rendere chiaro agli italiani il senso di scelte collettive, fatte per tutti. E per il futuro.