Immigrazione risorsa per il paese


Abbiamo parlato nei giorni scorsi dei segnali inquietanti che mostrano come la propaganda dell'odio per il diverso sia penetrata nel profondo del paese, anche a causa di chi, per coprire l'incapacità di gestire i problemi complessi dell'immigrazione, dell’integrazione e dei disagi sociali, si è lanciato in slogan pericolosi.

Il quotidiano online L'Inkiesta ci racconta come  l'immigrazione
rappresenti una risorsa per il paese.

Le società individuali gestite da immigrati sono quintuplicate, da 81mila a 442mila. A dispetto della crisi, nel solo 2010 – anno in cui il Pil italiano ha segnato un timido +1,3% – sono aumentate del 20 per cento. Sono questi i risultati della ricerca realizzata da Cerved Group sull’imprenditoria straniera in Italia nell’ultimo decennio.

L'Inkiesta ne ha parlato con Guido Romano,
responsabile dell’ufficio studi del Cerved.

In dieci anni si sono quintuplicate le società individuali gestite da stranieri. Nel solo 2010, in piena crisi, l’incremento globale è stato invece del 20 per cento. Quali sono i fattori che determinano questa crescita?
Si tratta di un fenomeno principalmente di carattere demografico, quando si crea un nucleo di immigrati nascono una serie di esigenze e di servizi per le comunità locali. Si parte dalle imprese individuali, mentre per le società di persone c’è una struttura in più che deriva da un’integrazione più ampia. Abbiamo notato che nel 2010, sebbene in rallentamento, la crescita è rimasta significativa. In un momento di difficoltà a trovare società che assumono per via della crisi e della conseguente riduzione dei costi spesso si decide di mettersi in proprio.

L’Europa dell’Est presenta livelli di integrazione maggiori con gli italiani, rispetto agli imprenditori che provengono dalla Cina o dall’India, come mai?
Ritengo ci siano due fattori. Il primo è culturale: l’adattamento è più veloce per chi viene dall’Est Europa, soprattutto da Polonia, Ucraina e Romania rispetto a un cinese o a un bengalese. Il secondo concerne le società famigliari. Ad esempio, l’alta presenza di donne ucraine tra i piccoli imprenditori e i soci di società di persona deriva dall’alta integrazione con gli italiani. Spesso sono famiglie miste che decidono di aprire un ristorante.

Capitolo donne. Ucraina, Filippine e Polonia guidano la classifica della presenza femminile tra i piccoli imprenditori.
Oltre a quanto detto prima, aggiungo che anche in questo caso c’è un aspetto culturale: in Est Europa il lavoro femminile è la norma, e a differenza di altri Paesi come Egitto e Marocco, il grado di integrazione delle donne è alto.

La Lombardia è la Regione con più imprese gestite da immigrati, la Toscana è la più ospitale. Cosa significa?
Se contiamo il numero di imprenditori immigrati in termini assoluti la percentuale più elevata è in Lombardia (80mila imprenditori stranieri, il 18% del totale italiano, ndr), mentre se li rapportiamo al numero di imprenditori della zona vince la Toscana, dove pesa Prato (il 23% degli imprenditori sono immigrati, il 15% Cinesi, ndr).

Guarda tutti i dati nell' infografica de L'Inkiesta.


Sempre L'Inkiesta però ci racconta come comunque l’Italia non sappia valorizzare i suoi immigrati: anche se hanno studiato e sono molto preparati; vengono comunque relegati a lavori umili per i quali non serve specializzazione.

Si chiama overqualification, e da noi succede
molto più che nel resto d’Europa.
Non solo: il nostro Paese si dimostra
molto poco attrattivo per i cervelli esteri.
Preferisce le braccia

Guarda tutti i dati nell'infografica de L'Inkiesta.

DoppaM

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