La mafia al nord esiste
110 condanne fino a 16 anni
nel maxi-processo alle cosche in Lombardia.
nel maxi-processo alle cosche in Lombardia.
Al termine dell'udienza a porte chiuse, molti dei detenuti hanno urlato e applaudito ironicamente all'indirizzo della corte e degli stessi avvocati che li hanno difesi nel corso del processo.
Ha scritto Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera:
"La sentenza riguardava due terzi dei 170 arrestati nel luglio 2010 dall'Antimafia milanese del procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dei pm Alessandra Dolci e Paolo Storari nel blitz coordinato con il fermo di altre 130 persone da parte della Procura di Reggio Calabria di Giuseppe Pignatone: una operazione che, a detta allora dei gip Ghinetti e Gennari, «a dispetto dell'apparente "non visibilità" del fenomeno 'ndranghetista in terra lombarda» comprovava «che la Lombardia è già da tempo sede stanziale di gruppi organizzati anche con modalità militare, che rivendicano e purtroppo realizzano un controllo del territorio antagonista a quello dello Stato», intuibile nei 130 attentati incendiari a danno di imprenditori e nei 70 episodi intimidatori negli ultimi tre anni in Lombardia pur senza denunce"
La sentenza ha una portata storica,
perché mostra la permeabilità del tessuto sociale,
politico e imprenditoriale lombardo all'aggressione della ‘ndrangheta.
perché mostra la permeabilità del tessuto sociale,
politico e imprenditoriale lombardo all'aggressione della ‘ndrangheta.
Inoltre emergono i tanti legami a doppio filo tra la Lombardia, luogo in cui la sentenza ha sancito l’esistenza di cellule criminali ben definite e tra loro interdipendenti e Reggio Calabria.
Si dimostra quindi che la mafia al nord esiste (molti i comuni sciolti per infiltrazione mafiosa) e che non bisogna abbassare la guardia e sottovalutare il problema derubricandolo a semplice criminalità, come in passato è stato fatto, anche da autorevoli esponenti delle istituzioni (purtroppo).
DoppiaM