Norvegia: il lutto, il silenzio, l'unità


La Norvegia intera si è fermata per un minuto di silenzio a mezzogiorno in punto per onorare i 93 morti della duplice strage di venerdì scorso.


Intanto proseguono le indagini per fare luce su questo crimine, mentre si è tenuta a porte chiuse l'udienza preliminare per la carcerazione preventiva di Anders Behring Breivik, con l'autore delle stragi che ha confessato davanti al giudice di aver commesso i due attentati ed è stato incriminato per atti di terrorismo.

Molti osservatori hanno posto in grande evidenza le parole del primo ministro norvegese, il laburista Jens Stontelberg, che ieri, durante i funerali, ha detto: «La nostra risposta sarà più libertà e più democrazia. Ma questo non vuol dire più ingenuità».

Il sindaco di Oslo, il conservatore Fabian Stang, ha risposto così a chi sabato gli chiedeva se la città aveva bisogno di un innalzamento del livello di sicurezza: «Non penso che la sicurezza possa risolvere i problemi. Dobbiamo insegnare di più il rispetto».

Queste parole sono state giustamente accolte da grande ammirazione, per la capacità di un popolo e dei suoi leader di rimanere uniti in un momento così complicato senza rinnegare i propri valori, senza espressioni violente e vendicative, senza pensare per un solo momento di rinunciare alla propria straordinaria cultura liberale.

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