Aridatece il CAF

Non c’è la maggioranza in commissione? Si fa autostruzionismo, così il testo del milleproproghe passa direttamente in aula, dove si mette la fiducia e tanti saluti. E se il Federalismo non passa in commissione, lo stesso. Si convoca un bel Consiglio dei ministri straordinario e lo si approva per decreto.

Il disprezzo di questo governo per il Parlamento è talmente evidente che in qualsiasi altra democrazia parlamentare avremmo assistito ad una intemerata congiunta dei presidenti delle assemblee. Ma da noi no.

Da noi Schifani si comporta come un sottosegretario a Palazzo Chigi, e Fini si è messo in una posizione tale da non poter più dire nulla senza che le sue parole siano interpretate come una polemica interna al centrodestra da cui proviene.

L’ultimo capitolo, forse il più inquietante, della crisi italiana, è che le alte cariche dello Stato sono fuori gioco. Oltre ai presidenti del Senato e delal Camera, non c’è nemmeno il presidente del Consiglio, perché al suo posto c’è il Cavaliere Silvio Berlusconi.

Nella Prima Repubblica, che al confronto di quanto accade oggi sembra il paradiso terrestre, si diceva che l’istituzione finiva per trasformare l’uomo. Oggi accade esattamente il contrario. Metà degli italiani non se ne accorge, o fa finta di non vederlo. L’altra metà, nel profondo del suo animo comincia a provare una struggente nostalgia di Craxi, Forlani e Andreotti.

Almeno quelli cadevano senza portarsi dietro lo Stato. Questi qui, ammesso che cadano, lasceranno solo macerie.

Marco Bracconi, politica pop, Repubblica

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